Un povero tipografo che aveva un credito con la Curia vescovile di Treviso era alla disperazione. I suoi affari andavano male e gli scadeva d'urgenza una cambiale di 4000 lire; gli mancavano ancora mille lire per arrivare alla cifra voluta.
Si rivolse al cassiere della Curia, ma questi, temporeggiando, gli diede soltanto parole. Non vi era tempo da perdere; una dilazione sarebbe stata la sua rovina. Pallido e come fuori di sé, si presentò a Mons. Sarto, esponendogli, con le lagrime agli occhi, la dolorosa situazione. Il pietoso Cancelliere si raccolse un momento come pensando; poi, guardando con occhi di compassione il povero tipografo, disse: "Coraggio! Il Signore c'è per tutto e per tutti. Io, come il solito, non ho un centesimo, ma ... ben volentieri vi verrò in aiuto!".
E continuando a rivolgergli parole di conforto, si ritirò in una stanza vicina ed aprì e chiuse cassetti, scatole, pacchetti di tela, involti e buste, levando da tutte del denaro e ponendovi in ognuna un biglietto per memoria.
"Muto e commosso", così raccontava lo sventurato tipografo, "col cuore gonfio di riconoscenza, seguivo ogni movimento del pietoso Monsignore, che finalmente mi si avvicina e porgendomi il denaro che mi occorreva, tutto lieto e contento esclamò: «Ecco i mille franchi che vi mancano; il Signore vi benedica e pregate per me»".
Così il Cancelliere vescovile Sarto intendeva la carità: sacrificando se stesso fino a ridursi a vestire poveramente e più ancora a vendere i magri campicelli di Riese per aiutare tutti e soccorrere tutti. Chi poteva non volergli bene?
Fonte: «Il Beato Pio X» di P. Dal Gal - Ignis Ardens marzo 1957