In un pomeriggio di autunno, nell'ora del consueto passeggio, Pio X attraversava lentamente la sala detta 'degli Svizzeri' per avviarsi all'ascensore privato; era con Lui il giovane sacerdote, ora monsignore, Ludovico Parolin, figlio di una cugina del Pontefice ed a Questi caro ed affezionato.
Poco distante dalla cabina dell'ascensore Pio X incontrò l'Archiatra pontificio dotto Amici, il "beato Andrea", come scherzosamente il Papa chiamava il proprio medico, per la sua squisita bontà e grande carità.
Il medico si chinò al bacio della Mano e chiese al Pontefice, come di consueto, notizie sullo stato della Sua salute. Ma quando si accorse della presenza del giovane sacerdote: "Padre Santo", disse, "questo giovane sacerdote è forse congiunto della Santità Vostra?"
"Proprio, dottore, è un mio caro cugino", rispose il Papa. "Avete molti parenti, Santità?", interrogò il dottor Amici.
"Tanti, dottore, come la generazione di Abramo", soggiunse Pio X, e continuò "... e tanti altri si sono fatti parenti ... così ... di loro spontanea volontà ... dopo l'elezione, in omaggio al noto detto «finché io ero Enea, nessuno mi conosceva; ora che sono Pio, tutti mi chiamano zio!".
E con un affettuoso e benedicente cenno della Mano, con il sorriso sulle labbra, il Papa si avviò all'ascensore, seguito da don Lodovico.
(Ignis Ardens, Nov 1954)