A Mantova il futuro Pontefice aveva conosciuto un certo Pietro Lazzè, uno dei più miserabili della città, che Egli aveva più volte soccorso. Quando, nel giugno del 1893, il Vescovo Sarto fu elevato alla Porpora, il buon Lazzè, mosso da un sentimento di gratitudine, gli presentò le proprie congratulazioni, dicendogli fra l'altro: "Vede Eminenza ... l'umanità è divisa in due classi; la classe dei fortunati e la classe degli sventurati; io appartengo alla seconda, ma Vostra Eminenza alla prima! Ora ella è Cardinale, ma poi verrà fatto presto Papa".
"Bravo!", rispose il Vescovo, scherzando, ed aggiunse: "Quando sarò Papa ti farò Comandante della Guardia nobile ed allora apparterrai alla classe dei fortunati!".
Il Lazzè non dimenticò la promessa scherzosa e quando gli scriveva a Venezia per chiedere qualche soccorso, si sottoscriveva 'Pietro Lazzè Comandante della Guardia nobile in aspettativa"!
Il 4 agosto 1903 il Card. Sarto venne assunto al Supremo Pontificato, e, in quello stesso giorno, il Lazzè scriveva al S. Padre una lettera, con la quale gli manifestava la propria gioia, conchiudendo, nella sua semplicità: "Dispenso la Santità Vostra dal mantenere la promessa e mi sottoscrivo obbedientissimo Pietro Lazzè, Comandante della Guardia nobile, in riposo!".
Qualche giorno dopo arrivava al buon Lazzè una lettera autografa del Papa, accompagnata da una generosa offerta.
Fonte: P. Dal Gal, Ignis Ardens giugno 1955