A Riese la messa per la festa di san Pio X presieduta dal Vescovo. Dopo la celebrazione, con oltre 500 fedeli, la processione fino al santuario delle Cendrole.
Oltre 500 fedeli, alcuni anche dal sagrato, hanno preso parte, giovedì 21 agosto, alla celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo, Michele Tomasi, alle 20, nella chiesa parrocchiale di Riese, in occasione della memoria liturgica di san Pio X. Quattordici i sacerdoti che hanno concelebrato con il Vescovo. Erano presenti le rappresentanze dell’Unitalsi, dei Cavalieri del Santo Sepolcro, il Sindaco e assessori della città, le Forze dell’Ordine, la Protezione Civile.
Al termine, la bicchierata offerta dal Comitato Cendrole che sostiene e gestisce il Santuario.
21 agosto 2025 - Riese Pio X – Festa di san Pio X
Omelia del vescovo Michele Tomasi
“Come Dio ci ha trovato degni di affidarci il Vangelo così noi lo annunciamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori”.
Paolo ha iniziato a descrivere così la sua azione a Tessalonica, in una delle tante comunità cristiane da lui fondate, agli albori della diffusione della fede in Cristo Signore, Crocifisso e Risorto.
In Dio ha trovato il coraggio di annunciare il Vangelo tra tante lotte, è consapevole di aver ricevuto da Dio l’incarico di annunciare il Vangelo, e – pur consapevole dei suoi limiti e dei suoi peccati – riconosce di essere stato trovato degno di tale annunzio. È una costante della predicazione di Paolo, e della consapevolezza che egli ha del suo ruolo nella Chiesa: non nasconde di essere stato un persecutore e un nemico della Chiesa. Nella prima lettera ai Corinzi si riconosce con cruda franchezza l’ultimo di tutti, “come un aborto”, indegno di essere chiamato apostolo, ma non nega di essere divenuto annunciatore per grazia di Dio: “e la sua grazia in me non è stata vana”, aggiunge. Egli non riconosce nessun merito a se stesso, e nemmeno rivendica una sua decisione iniziale: è soltanto Dio che lo chiama, la sua grazia che lo trasforma, Lui che gli dona la forza, il coraggio e la possibilità di essere annunciatore della Parola di Dio, messaggero del suo Regno.
Ma proviamo a chiederci: quale motivo aveva mosso Paolo a mettere continuamente a rischio la sua vita, le sue relazioni, la sua possibilità di essere appagato e felice, ed accettare fatiche, incomprensioni, pericoli per annunciare il Vangelo?
Come lui stesso riconosce, non ha mai “avuto intenzioni di cupidigia: Dio ne è testimone. E neppure ha cercato la gloria umana, né da voi né da altri”.
Paolo voleva “piacere a Dio”. Voleva essere così come aveva capito che sarebbe piaciuto a Dio. Piacere a Dio malgrado tutto, malgrado tutti. Anche a costo di accettare situazioni che lo mettessero in difficoltà, e che non avrebbe mai affrontato se avesse dovuto pensare solamente a se stesso. È, lo capiamo bene, il comportamento di un innamorato, che non pensi a null’altro se non alla fonte e al fine del proprio amore. Innamorato di Cristo, innamorato di Dio.
Lo stesso lo possiamo affermare guardando a tutta la vita di Giuseppe Sarto, del santo Papa Pio X. Nessuno che osservi il lungo e impegnativo percorso che lo ha portato da essere bambino in questa parrocchia, tra queste case, assieme a questa gente, fino a diventare Papa, guida della Chiesa universale, successore di Pietro, può nemmeno lasciarsi sfiorare dal sospetto che il suo obbiettivo fosse di «fare carriera», di diventare importante, di avere successo nella vita. Nemmeno lui ha mai cercato “la gloria umana”. Egli ha sempre vissuto dell’amore di Dio, ha vissuto per servire, ha servito per “piacere a Dio”. Per questo ha seguito la chiamata del Signore, ha accettato ogni incarico che gli è stato affidato, ha dato tutto se stesso in ogni situazione, in tutte ha cercato nel Vangelo e nell’insegnamento della Chiesa il modo di essere gradito a Dio, ha imparato come e chi amare, con quale impegno, con quali sentimenti.
Nella sua prima esortazione apostolica da Pontefice ha chiaramente e limpidamente compendiato questa caratteristica che è stata la costante della sua vita:
“Dichiariamo che nell’esercizio del Pontificato Noi abbiamo un solo proposito: “Rinnovare tutte le cose in Cristo, affinché sia “Tutto e in tutti Cristo”. “Noi affermiamo con grande determinazione che Noi altro non vogliamo essere che ministri di Dio. Le ragioni di Dio sono le ragioni Nostre; […] ad esse saranno votate tutte le Nostre forze e la vita stessa. Perciò se qualcuno chiederà quale motto sia l’espressione della Nostra volontà, risponderemo che esso sarà sempre uno solo: “Rinnovare tutte le cose in Cristo” (Pio X, E supremi apostolatus cathedra, 3 ottobre1903, 4).
Risuona con forza la parola dell’Apostolo Paolo, da cui siamo partiti in questa nostra celebrazione: “siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari”.
Amare realmente significa donarsi pienamente a qualcuno. Senza riserve, senza residui, senza condizioni. Per San Pio X – come per san Paolo, come per la schiera dei santi che illuminano il cammino della Chiesa – alla base di ogni istante della vita, di ogni scelta, di ogni attività, di ogni respiro, vi è l’amore di Dio, il desiderio incrollabile di piacere a Lui, che si manifesta nel servizio ai fratelli e alle sorelle, all’umanità intera, senza calcolo, senza risparmio.
Ricordo alcune delle parole dell’omelia del cardinale Parolin al termine della «peregrinatio corporis» di San Pio X, tenuta al santuario delle Cendrole (meta del nostro pellegrinaggio di questa sera), il 15 ottobre 2023: “Da questo cuore intriso di presenza di Dio e di amore sconfinato al prossimo”, scaturivano le caratteristiche di tutta la vita e del ministero di San Pio X, pastore secondo il cuore di Cristo: “Primato di Dio, carità verso i poveri e impegno per la pace!”.
Carissimi fratelli e sorelle in Cristo, noi talvolta diamo per scontato il fatto che ci siano annunciatori del Vangelo, allora come oggi. E se non arriviamo a considerare queste figure dovute, quasi a pretendere che ci siano ministri, annunciatori, testimoni, ci angustiamo però e quasi ci sconfortiamo quando pensiamo che esse siano meno numerose, o meno generose, o dedite, o capaci di quanto pensiamo o crediamo che sia bene.
Ma proviamo a chiederci perché dovrebbero esserci questi ministri, questi annunciatori, questi testimoni? Da dove dovrebbero attingere le loro motivazioni al dono della vita? Non si tratta di un mestiere, non di un servizio che svolga una funzione pubblica (nella Chiesa o nella società), non deve cercare di ottenere un riconoscimento sociale, non va cercato per sostenere la propria identità svolgendo un ruolo. Non serve per raggiungere nessuna forma di “gloria umana”.
Sacerdoti: per piacere a Dio.
Sposi e genitori: per piacere a Dio.
Consacrati e consacrate, religiosi e religiose: per piacere a Dio.
Laici impegnati nell’annuncio del Vangelo e nella costruzione della comunità cristiana: per piacere a Dio.
Laici attivi nel mondo dell’economia, della società e della politica, costruttori di un mondo più giusto che difenda e promuova la dignità di ogni persona e di tutta la persona: per piacere a Dio.
Costruttori di ponti, ambasciatori di pace, strumenti di riconciliazione, servitori dei poveri: per piacere a Dio.
Ecco la chiave per poter donare davvero tutta la vita senza riserve, per essere autentici in ogni cosa che facciamo, per non scoraggiarci e perderci d’animo, per essere, insomma, veri «pellegrini di speranza»; per poter chiedere con fiducia sempre nuove vocazioni, sostegno alle famiglie, apertura fiduciosa e coraggiosa all’accoglienza della vita, giustizia, pace, difesa del creato.
Ecco il segreto di una vita veramente ricca, veramente felice.
Mettiamo Dio al centro della nostra vita: esprimiamo con questa Eucaristia e con il pellegrinaggio di questa sera il nostro desiderio di piacere a Dio, presentiamolo a Lui per intercessione di Maria Santissima (che veneriamo in modo particolare nel santuario giubilare delle Cendrole) e di san Pio X (che proprio in quella Chiesa affidava quanto gli stava a cuore di più profondo e di vero alla cura di Maria Madre della speranza).
Fonte: diocesitv.it
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