È una delle rappresentazioni della Natività più grandi in assoluto. La riproduzione della Torre civica è altra quattro metri e mezzo.
La novità
Riese protagonista del Natale castellano: e non solo per il presepio vivente che sarà allestito domenica prossima nei pressi delle casette, ma anche per quello “tradizionale”, allestito nel duomo di Castelfranco e inaugurato sabato sera. A realizzarlo infatti è stato il “Gruppo amici del presepe” del paese natale di Pio X che da diversi anni realizzano “in patria” uno dei presepi più grandi e più ricchi di particolari della zona, cosa che richiama ogni anno numerosissimi visitatori e che qualche anno fa ha trionfato nel concorso dedicato ai presepi indetto dal nostro giornale. Quest’anno la loro maestria è ammirabile anche a Castelfranco dove hanno realizzato tre “quadri” per raffigurare la Natività in città, riproducendone fedelmente gli angoli più caratteristici: tra questi spicca, è proprio il caso di dirlo, una Torre civica alta quattro metri e mezzo.
Come il presepio realizzato a Riese, anche quello castellano ha come “fil rouge” la figura di San Pio X, strettamente legata alla città di Giorgione: qui infatti frequentò le scuole prima di andare in seminario e qui, proprio nel duomo, venne ordinato sacerdote nel 1858. «L’idea del presepio castellano – spiegano gli Amici del presepe – nasce due anni fa ed è stata incoraggiata dal parroco del duomo, monsignor Dionisio Salvadori. Ci siamo messi all’opera da febbraio: anche perché quest’anno dovevamo realizzarne due di presepi, quello a Castelfranco e quello a Riese che sarà inaugurato domenica prossima».
Un doppio lavoro che però permetterà di celebrare al meglio il ventennale di attività di questo gruppo. La Torre civica è sicuramente la realizzazione che più attira il presepio del duomo, ma i presepisti riesini hanno fatto ancora di più: hanno ricostruito fedelmente quello che era Borgo Asolo, ovvero la strada che da Castelfranco porta a Riese, ai tempi del giovanetto Giuseppe Sarto. Uno scorcio che dal centro guarda verso il Grappa dove si vede proprio Pio X ragazzo mentre sta arrivando in città per andare a scuola, a piedi nudi come recita la tradizione: per lui una modalità per risparmiare sul consumo delle scarpe. Per quello di Riese, invece, dopo aver raffigurato negli anni scorsi gli scorci delle altre città dove operò Papa Sarto prima di essere eletto pontefice (ovvero Venezia, Mantova e Tombolo), quest’anno la nuova “scena” riguarderà la salita al Grappa fatta a dorso di una mula bianca per benedire il sacello della Madonna nel 1901.
Fonte: D.N. su La Tribuna di Treviso
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