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Pio X, un trevigiano sul soglio di Pietro, tra storia e storie (2 di 6)

 

 

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Il 2014 è stato l’anno del centenario della morte di Pio X (nota 1). In tutti questi ultimi 30 anni si sta assistendo ad una progressiva riscoperta del Sarto come personaggio di particolare spessore storico-religioso Convegni di studio e studi di nuova concezione si stanno imponendo all’attenzione dei devoti, ma anche di un pubblico esigente di novità e di certezze, attento e curioso di cogliere aspetti positivi e negativi di un singolare papato.

Dopo Le radici venete di san Pio X (Castelfranco Veneto, 16-17 maggio 1986), sono stati organizzati Pio X e il suo tempo (Treviso, 22-24 novembre 2000), L’eredità giuridica di San Pio X (Venezia, 19-20 maggio 2005), Genealogia dei desideri. Pio X nella memoria del popolo dell’Alta Slesia (Opole, Polonia, 28 giugno 2013), Riforma del cattolicesimo? Le attività e le scelte di Pio X (Treviso-Venezia 24-25 ottobre 2013), San Pio X dal Veneto a Roma Nel primo centenario della morte (Venezia, vari interventi lungo il 2014).

Tutti questi eventi hanno contribuito a gettare qualche nuova luce sul papa trevigiano, ma anche se esistono molteplici cambiamenti di rotta nella ricerca storica, non sempre sono stati felici, ed esistono ancora tentativi di una storiografia solo apologetica o agiografica, oppure legata alla restaurazione di un mondo cattolico ampiamente superato dai tempi.

In quest’anno sono all’orizzonte numerose iniziative e nuovi studi.

In anteprima presento le domande alle quali intende rispondere Gianpaolo Romanato nel suo prossimo libro Pio X. Alle origini del cattolicesimo contemporaneo, che uscirà presso l’editore Lindau di Torino nella tarda primavera.

L’autore si pone alcuni quesiti:

«Chi era Pio X? Il buon parroco mite ed ingenuo dipinto dagli agiografi? L’arcigno conservatore nemico di ogni riforma creato dai tradizionalisti lefebvriani? Il cieco martellatore della cultura proposto dagli storici filomodernisti? O non piuttosto l’audace riformatore che chiuse la secolare stagione del temporalismo e proiettò il cattolicesimo verso la modernità? A cento anni dalla morte la valutazione di questo pontefice - che regnò proprio all’esordio del XX secolo (1903-1914) e si spense pochi giorni dopo l’inizio della Grande Guerra - rimane incerta, problematica, passibile di opposte interpretazioni».

Il Romanato parla di Pio X come di un papa tradito tre volte:

  1. La canonizzazione ha creato una percezione di un santo imposto alla venerazione universale: si è lasciato il terreno scosceso della storia per quello più facile dell’agiografia, dell’esaltazione acritica, della frantumazione aneddotica.
  2. Le riforme del Concilio Vaticano II sono andate oltre Pio X, ma la cultura postconciliare ha interpretato tale Concilio come un capovolgimento o un azzeramento della linea precedente.
  3. La corrente tradizionalista guidata da mons. Marcel Lefebvre (1905- 1991) si è impadronita della sua memoria e ha rigettato alcune riforme del Concilio, facendosi scudo del suo nome. Si tratta del movimento più famoso della galassia tradizionalista che, oltre alla Fraternità Sacerdotale San Pio X dei lefebvriani, annovera l’Associazione Santa Maria “Salus Populi Romani” o sedevacantisti, e l’Istituto Mater Boni Consilii o sedeprivazionisti, ecc.). Se poi il benevolo lettore ha pazienza, in Internet può trovare di tutto e di più in merito ai movimenti cristiani nati dal rifiuto del Concilio Vaticano II, comprese le notizie dei nuovi “papi”…

Tornando al nostro discorso, in rinforzo a ciò c’è la feroce satira de «L’asino » di inizio secolo con i suoi epigoni, mentre in tempi più vicini a noi, tanto per citare un esempio, i Laici Libertari Anticlericali nel loro Forum Storia e Controstoria titolano in modo certamente non equivoco: «Pio X rantolo del Medioevo» (nota 2). La storiografia laica ed anticlericale d’Oltralpe non scherza: «Pontefice reazionario, oscurantista, prigioniero della sua infallibilità e della Curia» (Charles Guignebert, 1867-1939) e «Uno dei papi più retrogradi dell’epoca moderna» (Georges Minois, 1946-viv.).

Insomma, Pio X sembra essere solo un papa contro il progresso della Chiesa e del mondo moderno.

Riprendiamo il discorso da Roger Aubert (1914-2009), l’autentica svolta in materia. Egli afferma:

«Qualunque possa essere in futuro il giudizio sull’opera di “difesa cattolica” condotta con infaticabile energia da Pio X, lo storico non può limitare a questo discusso aspetto il significato del suo pontificato. In realtà questo papa, così conservatore sotto molti punti di vista, fu nel medesimo tempo uno dei più grandi pontefici riformatori della storia, forse “il più grande riformatore della vita interna della Chiesa dopo il concilio di Trento”» [queste ultime parole fra virgolette sono di Pietro Chiocchetta (1984)].

«Questa restaurazione della società cristiana implicava innanzitutto una difesa lucida dei diritti di Cristo e della Chiesa, ed è tutto il senso della parte negativa della sua opera. Ma essa implicava nello stesso tempo anche un programma positivo di riforme e iniziative con scopi essenzialmente pastorali che miravano a un approfondimento della vita interiore della Chiesa e a una migliore utilizzazione delle sue energie. Pio X vi si applicò con l’esperienza, rara in un papa, di quarant’anni trascorsi esclusivamente nei diversi gradi del ministero attivo, lontano dalla Curia, e con tutta la lucidità e lo spirito imprenditoriale di cui aveva già dato prova nella direzione delle diocesi di Mantova e di Venezia».

Colui che io considero il continuatore della sua opera, Gianpaolo Romanato, rincara la dose. In una conversazione pubblica ebbe a dire:

«Gli undici anni del pontificato di Pio X furono un ciclone riformatore che modificò profondamente la Chiesa, attrezzandola in vista dei problemi che si sarebbero posti dopo la guerra, con l’avvento dei regimi totalitari. Soppresse il diritto di veto in conclave, rivoluzionò la Curia, varò il Codex Juris Canonici, riformò i seminari e la musica liturgica, modificò profondamente la pietà cristiana incoraggiando la comunione frequente e abbassando a sei-sette anni l’età minima per accostarsi all’eucarestia, lasciò andare al suo destino il concordato con la Francia».

 

 

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Note:

  1. C. SNIDER, L’episcopato del Cardinale Andrea C. Ferrari I tempi di Pio X, vol. II, Neri Pozza, Vicenza 1982, pp. 131-208.
  2. http://laici.forumcommunity.net/?t=21116764. Lettura del sito 21 novembre 2013.

 

 


Fonte: Quirino Bortolato, in «Atti e memorie dell'Ateneo di Treviso, anno accademico 2013/14», relazione tenuta il 24/1/2014.

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