Alle origini di una vita unica nel suo genere
Il lettore dirà che tutte le vite vissute sono uniche, sia per le persone note che per l’anonimo cittadino che sbarca il lunario tutti i giorni con fatica.
Ma chi è questo ciclone riformatore? Un prete veneto, che è salito al soglio di Pietro ed è diventato santo.
Quindi un prete non di tutti i giorni.
La vita di Giuseppe Sarto si svolse nel regno Lombardo-Veneto fra il 1835 ed il 1866 e nel regno d’Italia fra il 1866 ed il 1914.
Più precisamente, la vita di Giuseppe Sarto si svolse nel Veneto (1835- 1884 e 1894-1903) e in Lombardia (1884-1894): circa 27 sono stati vissuti a contatto diretto con la gente della diocesi di Treviso, dal 1858 al 1884. I progenitori di papa Sarto sono veneti: l’atto di nascita di Anzuolo Sarto, nato il 26 luglio 1721, figlio di Zuane di Sebastian e di Maria Bruscagin, si trova a S. Giorgio in Brenta: è il bisnonno paterno del futuro papa.
I trasferimenti dei Sarto sono abbastanza documentati dal XV al XVIII sec.: si tratta di uno spostamento di km 83, dal luogo in cui sono documentati la prima volta nel Quattrocento, Villa Estense (Padova), fino a Riese (Treviso), dove si stabilirono 250 anni fa, nel 1763: si tratta di una famiglia «nei secoli itinerante».
A Riese la famiglia Sarto possedeva la casa di abitazione, due campi ed una mucca: la casa proveniva dall’eredità della nonna materna del papa, Paola Giacomelli.
Suo figlio, Giambattista Sarto (Riese, 1792-1852), il padre di Giuseppe Sarto, sposò Margherita Sanson (Vedelago, 1813-Riese, 1894) il 13 febbraio 1833: lo sposo aveva 41 anni, la sposa 20.
Fra il 1833 ed il 1852, nei 19 anni del loro matrimonio, da Giovanni Battista Sarto e da Margherita Sanson nascono 11 figli, dei quali il futuro papa era il secondogenito.
In quasi tutte le biografie ne vengono citati solo dieci, nell’ordine, secondo la data di nascita:
- Giuseppe (31 gennaio 1834-6 febbraio 1834),
- Giuseppe Melchiore (2 giugno 1835-20 agosto 1914, il futuro papa),
- Angelo (26 marzo 1837-9 gennaio 1916), sposato Siliprandi a Mantova,
- Teresa (26 gennaio 1839-27 maggio 1920), sposata Parolin a Riese,
- Rosa (12 febbraio 1841-11 febbraio 1913),
- Antonia (26 gennaio 1843-2 marzo 1917), sposata De Bei a Salzano,
- Pierluigi (o Pier Luigi, 26 gennaio 1845-6 febbraio 1845),
- Maria (26 aprile 1846-30 marzo 1930),
- Lucia (29 maggio 1848-19 giugno 1924), sposata Boschin a Salzano,
- Anna (4 aprile 1850-29 marzo 1926),
- Pietro Gaetano (30 aprile 1852-30 ottobre 1852).
Di essi sopravvissero 2 maschi e 6 femmine.
Giuseppe Melchiore Sarto nacque il 2 giugno 1835 a Riese (Treviso), secondogenito di 11 figli e venne battezzato il 3 giugno 1835.
Tra i fratelli e le sorelle, si sposarono Angelo (1837-1916), Teresa (1839- 1920), Antonia (1843-1917), Lucia (1848-1924), mentre rimasero nubili Rosa (1841-1913), Maria (1846-1930) e Anna (1850-1926).
Riese non era un grande paese, ma aveva la sua storia: ancor oggi viene mostrato il pozzo di Tuzio Costanzo, che commissionò la pala del Giorgione con Madonna e S. Francesco (1502 circa); questi fu a sua volta figlio di Muzio Costanzo, viceré di Cipro (1517).
Inoltre, Pietro Bembo (1470-1547) fu pievano di Riese dal 1521 al 1525: la sua residenza fu però saltuaria e si fece sostituire da Nicola Bruno.
Al momento della nascita del Sarto, Riese era un paese di contadini ma con una religiosità con delle caratteristiche peculiari: aveva certamente un numero di inconfessi (quelli che non si avvicinavano a i sacramenti nemmeno a Pasqua) fra i più bassi del Veneto.
La pietà mariana di Giuseppe Sarto nacque presso il santuario della Madonna delle Cendrole, la chiesa matrice delle chiese del circondario.
Dal 1846 al 1850 frequentò le scuole ginnasiali a Castelfranco Veneto (Treviso): molto bravo, ottenne l’«Eminenza» in tutte le materie.
È storicamente accertato che camminava a piedi per 7 km, da Riese a Castelfranco Veneto (Treviso): a volte anche a piedi nudi, per non consumare le scarpe, come la tradizione riporta.
Il 13 novembre 1850 entrò nel Seminario di Padova: ottenne un posto gratuito grazie all’interessamento del patriarca di Venezia, card. Jacopo Monico (1778-1851), suo compaesano.
Nel seminario di Padova fu sempre il primo della classe.
Fu ordinato sacerdote dal vescovo Giovanni Antonio Farina (1803-1888) nel duomo di Castelfranco Veneto il 18 settembre 1858: Giovanni Antonio Farina, vescovo di Treviso dal 1850 al 1860, è beato dal 2001 e santo dal 23 novembre 2014.
Giuseppe Sarto, sacerdote novello, iniziò il 13 novembre 1858 il suo servizio sacerdotale come cappellano a Tombolo, paese in cui gli abitanti erano contadini e mercanti e sensali di bovini.
Fu affidato alle cure del parroco don Antonio Bonaventura Costantini (Cortina d’Ampezzo, 1821 - Tombolo, 1873), che lo guidò con maestria, avendone compreso le grandi doti umane e cristiane, e le elevate capacità pastorali.
Dorme molto poco: riforma il canto corale, istituisce una scuola serale, è un valente predicatore che si fa notare sempre di più: celeberrimo è il panegirico del beato Enrico da Bolzano in duomo di Treviso.
Per l’instancabile impegno è soprannominato «moto perpetuo» e «cappellanus de cappellanis».
A Tombolo mette a frutto la sua passione per la matematica e l’astronomia: disegna meridiane sulla canonica di Tombolo e di Onara, frazione del comune di Tombolo.
Viene invitato dal vescovo Zinelli a concorrere per una parrocchia, nonostante la giovane età di quasi 32 anni.
segue parti 4, 5, 6
Fonte: Quirino Bortolato, in «Atti e memorie dell'Ateneo di Treviso, anno accademico 2013/14», relazione tenuta il 24/1/2014.
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