Scrive ancora Giovanni Papini: UN PAPA CHE NON OSA CONDANNARE NON È UN VERO PAPA.
Egli, Pio X, fu sempre riguardato, amato e venerato per la sua quasi proverbiale bontà, per la sua mitezza a tal punto che sembrava impossibile, in Lui, atto alcuno di fermezza imperiosa di fortezza volitiva, di riprovazione e di condanna. Certo nel limite della propria coscienza e del proprio dovere apostolico Egli rifuggì a queste forme sempre dolorose per Lui e per il colpevole: ma quando le circostanze gravi le suggerivano, le imponevano, allora la mitezza sfolgorò energica, formidabile, una forza scaturita per la difesa della integrità della fede, per il ritorno al principio di autorità, per la salvaguardia della libertà dei diritti di Dio, della Chiesa, della Sede Apostolica, comunque minacciati.
Un primo atto di forza condannatrice si ebbe con la Costituzione Apostolica 20 gennaio 1904 «Commission Nobis» con cui, nella profonda amarezza del ricordo dell’episodio verificatosi nel Conclave della propria elezione, per il ‘veto’ dell’Austria contro il Card. Rampolla, priva di ogni valore tale ‘veto’ anche se espresso sotto forma di semplice desiderio; lo condanna alla dimenticanza, alla morte; condanna pure chi osasse, in seguito, con inaudita temerarietà farsi latore di esso, colpendo costui con l’immediata scomunica «speciali modo reservatae futuro Pontifici»; colpisce ogni e qualsiasi altra forma d’ingerenza, di intervento nella elezione del Pontefice, di chi non ne ha il diritto, ivi compresi gli stessi Capi delle nazioni.
Pio X, nel suo pontificato “non vide che gli interessi di Dio ed il so cuore non ebbe palpiti che per la reintegrazione del Vangelo” (Ernesto Bonini ne Il Mondo del 29-6-1923); chiunque osasse ostacolare questa divina difesa, incorreva nella giusta riprovazione e condanna del Pontefice, precedute sempre da paterni richiami, da preghiere e da inviti di ritorno nel retto cammino della fede, della morale, del diritto.
L’amore non fece ombra in Pio X, che “sul trono di Pietro apparve il campione della libertà e dei diritti della Chiesa” (Pio XII, discorso ai pellegrini triveneti del 22-8-1939); quell’amore gli suggerì ad ogni dolorosa constatazione di latente anarchia religiosa, di affondare il bisturi nella piaga, mostrandosi impietoso agli occhi annebbiati di molti, ma col Suo intervento tempestivo, sicuro, salvò dalla rovina quel “capolavoro di architettura religiosa, morale e sociale, che si chiama Chiesa Cattolica” (Paolo Bourget).
Salvò, così, la chiesa di Francia e la Francia stessa da una iniqua ondata di settarismo, che voleva ridurre la terra di Clodoveo, di San Luigi, di Santa Giovanna d’Arco alla irreligiosità, all’ateismo; lottò con solenni documenti di condanna (Encicliche ‘Vehementer Nos’ dell’11-2-1906, ‘Gravissimo Officii Munere’ del 10-8-1906 e ‘Une Fois Encore’ del 6-1-1907) cntro la persecuzione religiosa, contro la legge sulle associazioni culturali, contro la scissione unilaterale del Concordato. Salvò la Chiesa portoghese contro il decreto di separazione emesso da quel governo e condannato con l’Enciclica ‘Iamdudum in Lusitania’ del 2-8-1911; salvò il cristianesimo dalla perversità e dalla atrocità della Massoneria, con la lettera apostolica ‘Aere nefariumque’ del 14-5-1905; salvò ancora i principi immutabili de divini della fede dalle proposizioni modernistiche, colpendole a morte ignominiosa e decretando provvide oculate norme per impedirne il risorgere, sotto altro titolo, sotto altra parvenza; si ebbero così, per citare solo i più importanti documenti, la ‘Lamentabili sane exitum’ del 4-7-1907, la ‘Pascendi Dominici Gregis’ del 8-9-1907, il motu proprio ‘Prestantia Scripture Sacrae’ del 18-11-1907.
Rinnovò, Pio X, la condanna di Benedetto XIV (1741) della tratta degli schiavi, con l’Enciclica ‘Lamentabili Statu’ del 7-6-1912; protestò fortemente, in Concistoro, e deprecò il discorso blasfemo di Ernesto Nathan, sindaco di Roma, per la commemorazione dei fatti di porta Pia; deplorò con fermezza apostolica le visite del Presidente francese Loibet e del Principe di Monaco, al Re d’Italia, in Roma, città papale ed in Quirinale, palazzo apostolico.
Infine è da notare che le condanne di Pio X non colpirono soltanto nazioni, governi, istituzioni, ma anche singole persone, tenacemente e deleteriamente, per sé e per gli altri, abbarbicate a principi condannati e condannabili dalla Chiesa; non fece ombra al santo Pontefice, la veste talare (e perciò a Lui più cara) di un don Murri, di un Padre Turrel, di una abate Loisy; “Pietro stesso, che doveva essere il primo suo Vicario (di Cristo) fu da Lui accusato di esserGli un intoppo, un avversario, satana” (G. Papini, o.c.).
Pio X ebbe sempre un cuore tenerissimo di Padre, ma taluni figli no seppero esserGli figli; quindi furono condannati con amore, sì, ma con fortezza evangelica, perché Egli sapeva di condannare per la giustizia.
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Fonte: b.p. da Ignis Ardens maggio giugno 1966