«San Pio X ha visto chiaramente come l’ignoranza religiosa portava non soltanto le singole anime ma anche la società stessa ad un declino, ad una mancanza di pensiero ponderato sulle più gravi questioni», così ha spiegato il Cardinale Raymond Leo Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica, al convegno sul tema Il catechismo di San Pio X nel centenario della pubblicazione, organizzato dal Circolo Culturale John Henry Newman, lo scorso 24 maggio a Seregno (MB).
Nella sua straordinaria e illuminante lezione, introdotta dal Presidente del Circolo, Andrea Sandri, il Cardinale Burke ha affermato che san Pio X (1835-1914): «identifica l’ignoranza della dottrina cristiana quale la causa primaria del declino della fede e perciò indica che la sana catechesi è d’importanza primaria nella restaurazione della fede. Non è difficile percepire quanto attuali siano le osservazioni e le conclusioni di san Pio X. Esse sono veramente rinvenibili nei motivi che hanno condotto Papa Benedetto XVI ad indire l’Anno della Fede».
Le osservazioni e le conclusioni di Papa Sarto sorsero dalla sua lunga e profonda esperienza di Pastore. Egli descrisse in termini molto concreti gli effetti della mancanza di catechesi nella vita spirituale dei cristiani e, allo stesso tempo, le conseguenze pericolose per la salvezza delle loro anime: «(…) infatti fra i cristiani dei nostri giorni sono moltissimi quelli i quali vivono in una estrema ignoranza delle cose necessarie a sapersi per la eterna salute, è lamento oggimai comune, e purtroppo! lamento giustissimo. E quando diciamo fra i cristiani, non intendiamo solamente della plebe o di persone di ceto inferiore, scusabili talvolta, perché, soggetti al comando d’inumani padroni, appena è che abbian agio di pensare a sé ed ai propri vantaggi: ma altresì e soprattutto di coloro, che pur non mancando d’ingegno e di coltura, mentre delle profane cose sono conoscentissimi, vivono spensierati e come a caso in ordine alla religione» (Pio X, Enciclica Acerbo nimis “De christiana doctrina tradenda”, in Enchiridion delle Encicliche, Edizioni Dehoniane, Bologna 1998, vol. 4, p. 109, n. 84).
L’illustre relatore di Santa Romana Chiesa ha anche ricordato l’insegnamento del beato Cardinale John Henry Newman (1801-1890), il quale, nel suo capolavoro autobiografico, Apologia pro Vita Sua, affrontando una disputa sul vero insegnamento della Chiesa Cattolica riguardante l’ottavo comandamento e, in specie, sulla questione se è mai moralmente consentito dire una falsità, egli commenta: «E adesso, se i Protestanti vogliono sapere qual è il vero insegnamento, come su altri soggetti, su quello della menzogna, lasciamoli guardare, non ai nostri libri di casuistica, ma ai nostri catechismi. I libri sulla patologia non danno il migliore intuito della forma e l’armonia della struttura umana; e, com’è con il corpo, così è con la mente. Il Catechismo del Concilio di Trento è stato redatto allo scopo espresso di provvedere ai predicatori i soggetti per le loro prediche; e, come il mio impegno complessivo è stato una difesa di me stesso, posso dire qui che raramente compongo una predica, ma vado a questo bel completo catechismo per prendere sia la mia materia sia la mia dottrina» («Apologia pro Vita Sua» and Six Sermons, a cura di Frank M. Turner, Yale University Press, New Haven 2008, pp. 350-351).
Il Cardinale Burke ha sottolineato l’importanza reale del Catechismo pubblicato nel 1912: non è semplicemente un sussidio religioso e storico da celebrare, e sollecitato dal pubblico, ha affermato che il Catechismo di San Pio X rimane a tutt’oggi un punto di riferimento fermo e imprescindibile.
Fonte: Cristina Siccardi in Corrispondenza Romana
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