Iscrizione al bollettino settimanale

Un episodio della generosità di S. Pio X

 

 

 

Canonico TvMons. Giuseppe Sarto, canonico a Treviso (1° da destra nella fila centrale).L’episodio che riferiamo è indicativo, oltre che della proverbiale generosità di Mons. Giuseppe Sarto, anche di uno stile particolare di evangelica discrezione e di nobile provenienza del bisogno.

Occorre risalite al 1868, quando la fabbriceria parrocchiale di Riese convertì in buoni di Rendita pubblica gli immobili che qualche decennio prima Sarto Giacinto e Lorenzon Angelo, detto Fio, avevano testato a favore della suddetta Amministrazione ecclesiastica, gravandoli dell’obbligo di Messe annue rispettivamente dieci e due con officiatura. Dall’anno seguente 1869, in forza della diminuita rendita, derivata dalla accennata conversione dei beni, la [[Fabbriceria]](*) aveva fatto sospendere la celebrazione delle Messe, con quale legittima giustificazione non è dato di ben comprendere.

Tredici anni dopo, cioè nel 1882, le inadempienze sommavano (con qualche giustificata riduzione) a messe 120, riguardo al legato Sarto e messe 24, con officiatura, riguardo al legato Lorenzon.

Nel frattempo i «reclami» dell’autorità vescovile non erano mancati e pertanto la Fabbriceria si decideva a ricorrere presso l’Autorità diocesana, allo scopo di ottenere dalla Santa Sede una sanatoria, o quanto meno una riduzione parziale dell’onere.

A questo punto troviamo due lettere interessanti del Cancelliere Vescovile Mons. Giuseppe Sarto. Il 17 agosto 1882 Egli si rivolgeva alla Fabbriceria di Riese, nei termini seguenti:

“È tanto tempo che ho dovere di far noto a codesta Fabbriceria, che non è possibile ottenere dalla S: Sede la sanatoria per le Messe, per le quali fu tralasciata la celebrazione, dei due legati Sarto e Fio, perché quantunque dopo la conversione dei beni la fabbriceria abbia una rendita di molto diminuita, egli è certo, però, che anche con quella sola rendita, dipendente quasi tutta dalla conversione dei beni lasciati da Sarto e Fio ha, non solo quanto basta per far celebrare le Messe, ma ha ogni anno un divanzo considerevole. Per ordine, pertanto, di S.E. Mons. Vescovo la Ven. Fabbriceria vedrà dai registri in qual anno siasi omesso l’adempimento dei due Legati e, calcolato il numero delle Messe, le farà celebrare subito che possa disporre dei mezzi e così in appresso, tutti gli anni procurerà che sia fedelmente compiuto quest’obbligo. Con riverenza, M. Giuseppe Sarto – Cancelliere Vescovile”

A questo avvertimento, alquanto severo, che Egli aveva stilato per l’Amministrazione della sua Parrocchia natale, solo badando alla responsabilità del suo ufficio, Mons. Sarto univa, nello stesso plico postale, un pro-memoria, dal cui tenore traspare l’amabilità del suo cuore generoso.

Esso dice:

“Per sollevare codesta ven. Fabbriceria dalla imprevista passività e a giovarla specialmente in quest’anno, che ha dovuto far tante spese, secondo le mie povere forze, mi assumo la gratuita celebrazione di cinquanta Messe per i due legati Sarto e Fio, delle quali manderò il certificato, subito che abbia compiuta la celebrazione, che comincerò domani. Con istima ed affetto, dev.mo servo Mons. Giuseppe Sarto – Cancelliere Vescovile”.

Nel plico è compreso anche il certificato delle Messe celebrate con inizio 18 agosto e termine il 19 ottobre, dopo due mesi.

Questa semplicità e naturalezza nel fare il bene di Mons. Sarto non passava certo inosservata nei suoi compaesani; lo testimonia un resoconto finanziario delle feste pasquali, svoltesi alle Cendrole nell’anno precedente 1881. Conviene che lo riferiamo ad verbum, onde conservargli il candore di quasi francescana semplicità.

«… Tratti alle Cendrole la seconda Festa di Pasqua, compreso il dopo mezzogiorno del giorno di Pasqua, che i parrocchiani di Riese vi andò con la solita processione, poi il lunedì 2° festa fu intervenuti … (tratti) sporche L. 113,43. Le spese ammontano a Lire 22,45. Resta nette L. 90,98 … e la quinta (Messa) la cantò Monsignor Canonico Sarto di Riese che al Vespero fece due discorsetti analoghi alla Sacra Funzione; e questo fece tutto a gratis, essendo questo bravo Religioso nativo di Riese …»

L’ignoto compilatore di queste righe, forse un fabbricere, non immaginava certo di tessere, con parole tanto semplici, il più bell’elogio della generosità di un santo.

 


Fonte: Sandro Favero su Ignis Ardens settembre-ottobre 1965


 

 

(*) Con il termine Fabbriceria viene inteso un ente che provvede alla conservazione e mantenimento dei beni dei luoghi sacri, come le chiese. Il termine Fabbriceria deriva dal latino fabrica col significato di luogo di lavoro ("fabbrica"). Le fabbricerie sono organizzate in modo diverso a seconda che si occupino di edifici più o meno importanti dal punto di vista religioso.

Se si tratta di una Chiesa Cattedrale o di un edificio dichiarato di particolare interesse storico la Fabbriceria è formata da 7 membri, di cui 2 nominati dal Vescovo territorialmente competente e 5 dal Ministero dell'Interno sentito il Vescovo.

Negli altri casi la Fabbriceria è composta da 5 membri fra cui il parroco o rettore del tempio/chiesa e da quattro membri nominati dal Prefetto competente territorialmente sentito il Vescovo.

Origine dell'istituto - Secondo una antica tradizione dei giuscanonisti fin dal V secolo i papi Simplicio e Gelasio avrebbero disposto l'amministrazione vescovile di tutte le rendite e la loro suddivisione in quattro parti.:

  • prima parte, la quarta episcopi per il mantenimento del vescovo e della sua «famiglia»;
  • seconda parte, la quarta cleri per il mantenimento del clero secolare;
  • terza parte, la quarta pauperum per le necessità de poveri di Cristo;
  • quarta parte, la quarta fabricae sia i sacra tecta (cioè i costi di manutenzione degli edifici sacri), sia i luminaria ecclesiae, cioè le spese per i ceri e le altre relative al culto.

Appunto dalla quarta fabricae sarebbe nata la fabbriceria

 


Fonte: Wikipedia


 

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