Iscrizione al bollettino settimanale

Il musicista Giovanni Tebaldini e Giuseppe Sarto

 

 

GiovanniTebaldiniGiovanni Tebaldini (Brescia, 7/9/1864 – San Benedetto del Tronto, 11/5/1952) è stato un organista, compositore, musicologo e direttore d'orchestra italiano.

Dopo essersi dedicato alla musica profana e teatrale, iniziò ad impegnarsi nella musica sacra, diventando uno dei maggiori esponenti del Movimento Ceciliano.

Studiò al Conservatorio di Milano (1883-1886), alunno di Amilcare Ponchielli; fu organista presso la cattedrale di Piazza Armerina (1887), si perfezionò alla Kirchenmusikschule di Ratisbona (1889) con M. Haller e Franz Xaver Haberl. Diresse la Cappella Marciana a Venezia (dal 1889 al 1894, ottenendo la stima del cardinale Giuseppe Sarto); la Cappella Musicale della Basilica del Santo a Padova (1894-1897); il Conservatorio di Parma (dal 1897 al 1902, periodo in cui ebbe rapporti con Giuseppe Verdi); la Cappella Musicale della Basilica della Santa Casa di Loreto. Insegnò al Conservatorio «San Pietro a Majella» di Napoli (1925-1930); diresse il Liceo musicale «C. Monteverdi» di Genova (1930-1932). Fonte: Wikipedia

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La stima di Giovanni Tebaldini per Giuseppe Sarto1 è sintetizzata in questa frase del musicista:

«[…] all’azione vigilante e perseverante del Vescovo di Mantova dapprima, del Cardinale Patriarca di Venezia di poi, infine all’azione positiva di Papa Pio X, si deve d’aver fatto risorgere, salvati e consacrati quattordici secoli di storia dell’Arte».

L’interesse comune che legava i due personaggi era la riforma della musica sacra. Giuseppe Sarto credeva fermamente in questo ideale e trovò in Tebaldini e in pochi altri artisti le capacità e l’entusiasmo di riportare nelle esecuzioni liturgiche il canto gregoriano e la polifonia classica.

L’adesione di Pio X al problema della riforma iniziò quando era un modesto sacerdote della diocesi di Treviso. Nonostante “la sua confessata povertà”, mandò “il suo obolo di Lire due” al Congresso Gregoriano dell’estate 1882 in Arezzo, nel contempo vigilava sul tipo di esecuzioni nella sua chiesa.

Scrive a tale proposito Tebaldini:

«È il tempo in cui, fra grottesche, ma tenaci avversioni, sorge e si pratica la cosiddetta riforma della musica sacra. Bando alle romanze sentimentali ed alle saltellanti cabalette. Si torni all’antico! Il canto gregoriano in forma corale e la polifonia vocale siano di modello e di guida tanto ai compositori che agli esecutori».

E questo principio propugna indefessamente Mons. Sarto, quando da Salzano passa al Canonicato della Cattedrale ed al Seminario di Treviso. Ivi incontra giovani insegnanti che, ardentemente, abbracciano le sue idee. Meglio ancora vengono esse praticate quando il Canonico trevigiano è eletto Vescovo di Mantova.

[…] A Venezia per la Cappella di San Marco, sin dall’ottobre del 1889, si era istituita una Schola Cantorum affidata ad un venticinquenne maestro [Giovanni Tebaldini] tornato appena allora dalla Kirchenmusikschule di Ratisbona. Una Schola Cantorum incoraggiata dagli uni, ed avversata – e si capisce perché – dagli altri. Nell’agosto del 1890 essa aveva dato in San Marco il suo primo Saggio facendo ascoltare anzitutto – fra la meraviglia del folto pubblico ivi accorso per l’occasione – una serie di melodie gregoriane. Nel marzo del 1891 la stessa Schola offriva il primo Concerto Storico di musica sacra e profana della Scuola Veneta nella Sala del Liceo Musicale Benedetto Marcello, conseguendo esito superiore ad ogni aspettativa.

Per le funzioni centenarie di San Luigi Gonzaga, celebrate a luglio del medesimo anno nella Chiesa dei Gesuiti, era logico per conseguenza che prendesse posto la Schola Cantorum di San Marco. Come vescovo di Mantova pontificava Mons. Sarto, il quale volle conoscere ed incoraggiare di persona il giovane maestro direttore invitandolo per una sua visita all’Episcopio ed al Seminario di Mantova; ove infatti la nuova recluta si recava dopo poche settimane paternamente accolto ed incoraggiato. Nella regione lombardo-veneta egli aveva già promosse ed organizzate a scopo istruttivo adunanze pratiche diocesane e regionali onde tener vivo e fattivo il principio della riforma.

[…] Il 1894 è apportatore di parecchi eventi in cui la figura di Mons. Sarto primeggia idealmente. Il trentenne maestro della Schola Cantorum di San Marco, all’avvicinarsi della ricorrenza per la quale Padova si accinge a celebrare degnamente il VII Centenario della nascita del Santo, è invitato ad assumere la direzione della Cappella Antoniana. Innanzi rispondere a siffatto appello, egli si porta a Mantova onde chiedere consiglio a quel Vescovo. Venezia in quel momento mancava del Patriarca: la situazione, quindi, pur rispetto alla propaganda per la riforma della musica sacra nell’intera diocesi appariva alquanto compromessa. […] Tutte queste difficoltà non esistevano a Padova ove la veneranda Arca disponeva di mezzi cospicui dei quali, per la celebrazione delle imminenti Feste Centenarie, poteva fare largo uso.

[…] il Giovedì Santo di quello stesso anno, i Presidenti della Veneranda Arca recavano in corpo al loro candidato sulla tribuna di San Marco, la nomina a Maestro Direttore della Cappella Antoniana. […] è del 12 ottobre 1894 da Pavia una sua lettera di elogio e di incoraggiamento, quale Segretario della Conferenza dei Vescovi di Lombardia, indirizzata al promotore delle Società Regionali di San Gregorio – tutt’uno col maestro della Marciana e dell’Antoniana – incitante a nome de’ suoi Eccellentissimi Colleghi a perseverare nell’azione al suo dire tanto efficacemente iniziata.

[…] Nel ringraziare per la novella prova di benevolenza, chi scrive si lasciò vincere dal desiderio di augurare a Lui, che la voce la quale correva sommessamente in quei giorni, del suo nuovo passo verso l’ascesa si avverasse.

“No, no! – risponde subito umilmente – tutte fandonie, tutte ciarle fatte correre sul conto di questo povero diavolo come di altri. Lo sa chi a tutto deve provvedere, quid valeant Lumeri, quid ferre recusent!”. Invece di lì a pochi giorni la conferma in plenu. Mons. Sarto Patriarca di Venezia e Cardinale».

 

PioX Ritratto fotografico del Papa Pio X con dedica “Al Diletto figlio Prof. Giovanni Tebaldini e a tutta la di lui / famiglia impartiamo con affetto l’Apostolica Benedizione / Pius PP. X” [senza data, ma 1906]

Per il III centenario dalla morte di Pierluigi da Palestrina le commemorazioni si susseguono un po’ ovunque. Tebaldini parla a Parma e partecipa nella stessa città al Secondo Congresso di Musica Sacra dove Mons. Magani criticò l’azione dei riformatori adducendo quesiti di ordine disciplinare, liturgico e estetico-filosofico.

«Poche settimane appresso, recatosi lo scrivente a Mantova onde informare l’E.mo Card. Sarto dell’esito delle Feste palestriniane e del Congresso di Parma, il Cardinale, vedendo il suo visitatore alquanto accorato, caduto il discorso sulla portata del nuovo Regolamento della S. C. R. [Sacra Congregazione Riti] e sulla interpretazione data ad esso dagli avversari della riforma – specie a Roma – col suo fare paterno disse in dialetto queste testuali parole: “Ndémo, ndémo: quell’altro l’è durà dieze anni? Fra dieze anni…ne faremo un altro!”.

Fu presentimento, ispirazione?

Il vaticinio del Card. Sarto doveva avverarsi per opera sua. Non dieci, ma soltanto nove anni dopo appariva il Motu Proprio di Pio X […].

Nell’agosto di quello storico 1895 il Cardinal Sarto onora di Sua presenza la celebrazione delle Feste Centenarie del Santo di Padova. Egli aveva studiato in quel Seminario, ed ora, da Cardinale, desidera ritornarvi, anche per rivedere la grandiosa Basilica del Santo, ove appunto in quei giorni si inaugurano gli importanti nuovi restauri, la collocazione dei bronzi di Donatello ed il nuovo organo. […] »2.

Il Cardinale Giuseppe Sarto il 9 agosto 1903 fu eletto Papa e il 22 novembre dello stesso anno emanava il già citato Motu Proprio. Nel febbraio del 1904 riceveva per la prima volta in udienza privata Giovanni Tebaldini che rievocò l’incontro in un articolo su un quotidiano3:

«Dunque come va la musica sacra? – mi disse Egli col fare tanto semplice e paterno che gli è abituale, dopo essersi informato di quanto personalmente e più intimamente poteva riguardarmi.

A simile domanda io non potei non rispondere con effusione, che ringraziavo – per me e per tutti coloro i quali, negli anni decorsi, avevano lavorato assiduamente e con fede a pro della riforma – di aver voluto sanzionare e consacrare la legittimità di un simile movimento […].

Per esso la storia ricorderà in avvenire il nome di Pio X come quello di un Papa che seppe comprendere i diritti dell’arte, chiamando il popolo – dal quale Egli è uscito – ad elevarsi verso le sue alte finalità».

Tante altre volte Tebaldini fu convocato dal Papa a riferire sull’applicazione della  riforma e, da direttore della Cappella Musicale della Basilica della Santa Casa di Loreto, fece apprezzare il suo operato.

Nel 1906 riceveva da parte di Pio X l’alto onore della Commenda di San Silvestro, che egli considerava uno dei riconoscimenti più prestigiosi ed ambiti.

Alla morte del Papa buono il Maestro, come ultimo atto di devozione, nell’agosto del 1914 diresse nella Cattedrale di Ancona una Messa da requiem.

 

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Note:

  1. Sarto Giuseppe Melchiorre (Riese, Treviso, 1835 – Roma, 1914), papa (1903-‘14). Durante il suo pontificato riformò il breviario romano; curò l’istruzione catechistica, facendo pubblicare il Catechismo di Pio X; avviò la codificazione del diritto canonico; riorganizzò la curia; diede impulso al canto sacro ristabilendo l’uso liturgico del gregoriano con il “Motu proprio”. Rafforzò il controllo della gerarchia sull’Azione Cattolica (enciclica Il fermo proposito, 1905), nei riguardi dei fermenti di rinnovamento negli studi teologici, nella formazione del clero, nella storia ecclesiastica, nell’esegesi biblica. Considerandoli manifestazione di modernismo, formulò un’esplicita condanna con l’enciclica Pascendi (1908). Sul piano politico concesse una mitigazione col non expedit, permettendo ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche. Conobbe T. nel periodo di Venezia e lo incoraggiò a lavorare per l’applicazione della riforma della musica sacra, cosa che T. fece con grande dedizione e per lunghi anni. Nel 1906 lo nominò Cavaliere di San Silvestro.
  2. Le citazioni di Tebaldini sono stralciate da L’obolo musicale di Don Giuseppe Sarto, “La Scala”, n. 20. Milano, 15 giugno 1951.
  3. Stralcio da Conversazione col S. Pontefice Pio X sulla musica sacra riferita dal M° Giov. Tebaldini, “Il Giornale d’Italia”, Roma, 27 febbraio 1904.

 

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Fonte: Tebaldini.it

 

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