I doni lasciati da Papa Pio X alla parrocchia di Musestre, documentati nella Vita del Popolo del 10 agosto 1912
La vita parrocchiale di Musestre al tempo di Papa Pio X
Una ricerca storica tra archivi, biblioteca e testimoni
Classe 5^ di Musestre, frazione di Roncade (TV)
Insegnante: Giorgia Martin, Anno Scolastico 2012-2013
Premessa
Il Centenario della morte del Papa trevigiano San Pio X, Giuseppe Sarto, ci ha offerto l'occasione per riflettere sugli aspetti della vita religiosa delle nostre parrocchie, al suo tempo, in particolare su Musestre. Molti sarebbero gli aspetti da approfondire, in questa nostra ricerca, ma abbiamo deciso di soffermarci sul culto e le feste dei Santi perché, da sempre, nelle cappelle della nostra chiesa, veneriamo quattro Santi: San Ulderico, San Valentino, Sant' Antonio da Padova e la Vergine Maria.
La nostra guida di partenza sono stati i testi dello storico locale Sartor che, a suo tempo, ha fatto e continua a fare, un’accurata e attenta ricerca anche della vita religiosa della nostra parrocchia. Sfogliando le pagine dei suoi libri abbiamo scoperto quali feste fossero particolarmente vissute e, grazie alle sue indicazioni bibliografiche, ci siamo recati nella Biblioteca del Seminario di Treviso per leggere alcuni numeri del settimanale diocesano La Vita del popolo, fonte preziosa per la nostra ricerca.
La ricerca ha avuto ulteriori sviluppi grazie alle testimonianze di zii, nonni e vicini di casa…. I ragazzi hanno avuto modo di intervistarli a scuola e, nel caso i nonni fossero impossibilitati, i ragazzi li hanno raggiunti direttamente a domicilio. Preziosa la collaborazione di Danilo Rizzetto e Armando Cendron che ci hanno sapientemente guidato nella visita all’archivio parrocchiale e in sacrestia, incuriosendo, con un’inaspettata sorpresa, i ragazzi e motivandoli ulteriormente alla ricerca. Un ringraziamento ai genitori che hanno collaborato, mediando con i nonni, accompagnando i ragazzi in Biblioteca piuttosto che in giro per il paese, in qualità di fotoreporter, e supportandoci dal punto di vista tecnologico con la realizzazione del dvd finale. Un grazie particolare alla nostra insegnante di lingua inglese, Elisa, che ha contribuito alla traduzione dei testi e un ringraziamento finale alla nostra preziosa collaboratrice scolastica, Fabia, che ci ha fornito mediazione con zii e nonni e ha sempre preparato i locali della scuola in modo decoroso per accogliere i nostri ospiti.
Giorgia Martin
1. Le sequenze del nostro lavoro
1. All’inizio del mese di ottobre, la maestra Giorgia ci ha proposto di fare una ricerca sulla vita dei parrocchiani di Musestre, al tempo di Papa Pio X. Inizialmente, abbiamo cercato informazioni sul libro “Musestre civica e cristiana”, scritto dallo storico locale Ivano Sartor. Nel mese di dicembre, abbiamo invitato Ivano Sartor a scuola e l’abbiamo intervistato per avere maggiori informazioni rispetto alle sue ricerche. (Sofia)
2. Nello stesso mese, alcuni di noi (accompagnati da insegnante e genitori), si sono recati alla Biblioteca del Seminario di Treviso: abbiamo consultato alcuni numeri della “Vita del popolo” degli anni 1896, 1898, 1900 , 1906 1912! Li abbiamo letti attentamente e sfogliati con cura perché non si rovinassero! Poi abbiamo trascritto le informazioni che ci interessavano per la nostra ricerca. (Alice)
3. Vedere questi documenti storici, di 100 anni fa, ci ha fatto capire come siano stati conservati bene e, guardando le pagine, abbiamo capito com’erano fatti i giornali di quel tempo! Rientrati in classe, abbiamo raccontato ai compagni questa nostra esperienza! (Anna Ripepi)
4. Nel mese di gennaio, abbiamo iniziato a stendere le nostre ricerche, scambiandoci i materiali e affidando a ciascuno di noi, un argomento preciso (Syria).
5. Io e Simone abbiamo approfondito la situazione religiosa dei parrocchiani negli anni dal 1870 al 1914. Chantal e Davide hanno ricercato esperienze e testimonianze su come si svolgevano le feste del patrono e di San Valentino. Chiara e Syria hanno descritto i preparativi e lo svolgimento delle processioni che si facevano in onore della Madonna della Salute. (Anna Chisso).
6. Anna Ripepi e Alberto hanno cercato informazioni sulle visite pastorali, svolte a Musestre, dal 1870 al 1900. Alice e Sofia hanno letto e riflettuto sui documenti che descrivevano il rapporto tra i vari sacerdoti e i loro parrocchiani. Ed infine, Io e Andrea, abbiamo letto i documenti che descrivevano gli oggetti lasciati in dono dal Papa Sarto e i ricordi dei parrocchiani su di lui. (Francesco)
7. La nostra ricerca doveva essere approfondita, perciò, nel mese di Marzo, abbiamo deciso di intervistare alcuni nonni e prozii e scoprire cos’era rimasto impresso nella loro memoria, circa gli argomenti della nostra ricerca. (Davide)
8. Alcuni nonni non sono riusciti a venire a scuola, perciò, io e le cugine Chisso, siamo andati a trovarli nelle loro case e li abbiamo ripresi ed intervistati. (Andrea).
9. In aula informatica, abbiamo visto tutti insieme le interviste fatte da Andrea, Anna e Syria: ciascuno di noi ha potuto così avere nuove informazioni. (Alberto)
10. Nel mese di maggio, siamo andati a visitare l’archivio parrocchiale, per visionare alcuni documenti e poi ci siamo recati in chiesa per vedere i doni lasciati da Papa Pio X alla parrocchia: durante la visita in chiesa abbiamo scoperto che, sotto l’altare è conservata una piccola reliquia di Papa Pio X. (Chantal)
11. Abbiamo ricopiato tutte le informazioni sui computer della scuola. Simone si è preoccupato di preparare la copertina del nostro fascicolo! La mamma di Sofia si preoccuperà di montare in un unico video le foto e i video delle nostre interviste. (Chiara)
12. Vogliamo ringraziare tutte le persone che hanno collaborato: nonni, zii, genitori, Ivano Sartor, Danilo Rizzetto e il sig. Armando. (Simone)
2. La vita religiosa di bambini e adulti nella parrocchia di Musestre, al tempo di Pio X
Il libro di Ivano Sartor ci ha illustrato che, nel 1853, c’erano circa 800 parrocchiani. Il parroco Lucetti, il 28 Aprile 1853, prima della visita pastorale, scrisse una lettera al vescovo per comunicare che i soldi che venivano donati alla chiesa erano pochi (solo 200 fiorini), perché i contadini del posto erano poveri e siccome avevano bisogno di essere aiutati, facevano poche offerte. Questa povertà si aggravò durante l’inverno 1853-1854 poiché, in tutto il Veneto come in tante altre regioni europee, ci fu una carestia con scarsi raccolti di frumento e di mais. A causa della povertà aumentarono i furti e le altre attività contro la legge: anche a Musestre c’erano persone a ciò dedicate.
Per risolvere il problema della mancanza di soldi delle parrocchie, i sacerdoti cominciarono ad aiutarsi tra loro e creavano il Mutuo Soccorso Sacrestale, una istituzione di solidarietà tra i parroci.
Nel 1867 i parrocchiani erano 1025.
C’erano 2 scuole di preghiera, la Scuola di San Valentino e della Beata Vergine della Salute, attraverso le quali i parrocchiani dimostravano la loro devozione.
Il parroco era aiutato da un cappellano, don Antonio Poli.
Le osterie del paese in quel periodo erano chiuse per volere dei Carabinieri del Re.
A Musestre c’era una scuola elementare maschile che il parroco don Lucetti andava spesso a visitare, c’era un bravo maestro che andava ad insegnare anche in Chiesa (Catechismo).
Nel 1873 i cristiani praticanti erano organizzati nella confraternita della dottrina cristiana.
In Chiesa, oltre all’altar maggiore, c’erano gli altari laterali della Beata Vergine della Cintura, di Sant’Antonio e di San Valentino.
A Musestre predominava il culto della Madonna come si può capire dal fatto che le erano dedicati ben 2 altari e l’oratorio della Salute; in passato esistevano le rispettive confraternite.
In una relazione precedente scritta per la visita pastorale del 1872, don Lucetti dichiarò che in paese c’era la scuola maschile e che presto ci sarebbe stata anche quella femminile, il maestro era bravo e insegnava la religione.
Il parroco andava a visitarle ogni 8 giorni.
I signori Chisso ci hanno raccontato che il catechismo una volta si chiamava “SAMINA” e ci andavano ogni giorno tutti: maschi e femmine.
Per lo più i bambini lavoravano nei campi e quindi andavano alla messa del mattino (quella dei lavoratori), che si svolgeva alle 5.00.
Le persone erano molto solidali tra loro: i poveri aiutavano quelli più poveri di loro e don Lucetti li chiamava “servi della gleba”.
La signora Bardi ci ha detto che la Cresima si faceva insieme alla Comunione a 6-7 anni.
I punti di riferimento durante l’Estate e la Primavera era la Chiesa mentre d’Inverno e d’Autunno erano le stalle con i “filò” (uomini carte, donne a “filò”).
(Anna Chisso)
3. I Parroci a Musestre, al tempo di Pio X
Lo storico locale, Ivano Sartor, descrive così il rapporto dei parroci con i fedeli di Musestre, tra la metà del 1800 ai primi anni del 1900.
Don Tommaso Ronca, nato a Vicenza il 9 giugno del 1820, arrivò nella parrocchia di Musestre solo nel 1881. Egli, nella sua relazione annuale, indicava che a Musestre non ci fosse un comitato parrocchiale e si lamentava come fosse a Musestre da più di un anno ma non sapeva trovare chi potesse aggregarsi.
Prima della visita pastorale di Mons. Callegari, accompagnato dal cancelliere Mons. Sarto, don Tommaso Ronca nel compilare il questionario sulla situazione della parrocchia, scriveva che “nell’unica Pasqua fatta dacchè è Parroco crede che siano rimaste indietro circa 100 persone; vi sono 3 concubinati, un’unione civile, nessun matrimonio separato”1. E prosegue “in questo anno, ho dato incominciamento alla Pia opera della Santa infanzia, iscrivendo i fanciulli della Prima Comunione. Ma poco ne è risultato. Questi Parrocchiani sono tutti miserabili servi della gleba, avrebbero la buona volontà, ma manca loro la possibilità: vivono col pane condito colle lacrime e il sudore della fronte…”2.
Nel marzo 1882, monsignor Giuseppe Sarto, nella sua relazione come cancelliere vescovile, dichiarava “di aver riscontrato in sufficiente buon ordine ogni cosa e di esserci confortati per aver riconosciuto un popolo che, informato a buoni sentimenti, risponderà senza dubbio alle cure del Molto Reverendo Parroco Don Tomaso Ronca, ascolterà con attenzione la divina parola da lui dispensata…. Secondo Ivano Sartor, l’impressione che il vescovo e il cancelliere avevano avuto era quella di una parrocchia dinamica e impegnata ma con un lungo cammino da compiere nella pastorale.
Nell’archivio parrocchiale, il sig. Armando ci ha fatto vedere un messale del 1881, usato da don Tomaso Ronca, dove la musica è segnata “a canone” (a quadratini e non a cerchi) e un registro dei nati e morti, scritto con la penna d’oca dallo stesso don Tomaso Ronca.
Il 1° febbraio 1898, muore il parroco don Tommaso Ronca malato di nefrite (nella sagrestia della chiesa abbiamo visto una sua foto).
Nel frattempo viene nominato il parroco don Michieletto, nato a Salzano, già stato cappellano di Musestre negli anni 1896- 1897.
Fu l’unico a concorrere al beneficio di Musestre, secondo Sartor, per i tanti interventi che fece negli anni a favore della parrocchia. La nomina nel mese di giugno, con decreto di Re Umberto I, l’abbiamo vista nell’archivio parrocchiale, grazie ai sigg. Danilo Rizzetto e Armando Cendron.
I signori Chisso ci hanno raccontato che il parroco dei loro tempi era una figura molto importante nel paese, paragonabile oggi a quella del sindaco.
C’ erano parroci che davano il cuore alle famiglie e altri invece più duri, con atteggiamenti da dittatore.
I più generosi e disponibili erano veri e propri confidenti per le famiglie.
Per quest’ultime il parroco diventava un punto di riferimento se avevano bisogno di lavoro, perché glielo dava o aiutava a cercarlo.
Il parroco passava spesso per le famiglie e le aiutava tanto, dando loro soldi e anche la sua veste se ne avevano bisogno.
La messa veniva celebrata ogni giorno alle 5 di mattina, perché dopo si iniziava il lavoro nei campi.
Perciò i bambini, quasi obbligati, si alzavano prestissimo per andare a fare i chierichetti.
Al pomeriggio venivano celebrati i vespri, una specie di Messa molto cantata e, dopo di questa, presso l’asilo delle suore c’era la “dottrina o zamina” (nostro catechismo).
La dottrina veniva fatta dalle suore, dalle catechiste e spesso erano presenti anche parroco e cappellano: si iniziava con il segno della Croce e preghiera.
I bambini sentivano molto il dovere di partecipare alle celebrazioni e quindi ci andavano tutti, anche senza genitori.
Anche la signora Gelinda Bardi ha confermato che il parroco era una persona semplice e disponibile per la sua sussistenza.
Le persone raccoglievano quello che avevano e lo portavano al parroco; lui, alcune provviste le vendeva per ricavare dei soldi per vivere, e altre se le teneva.
Il signor Vittorio Chisso ci ha spiegato che ogni anno il parroco visitava tutte le famiglie e lo faceva in occasione della benedizione dei campi.
Si faceva una processione di tre giorni e, il parroco, dava la benedizione all’altarino che ogni famiglia ricopriva con delle lenzuola bianche.
Il catechismo si faceva ogni sera e uno dei comandamenti che gli veniva insegnato era di santificare le feste e i bambini lo facevano, partecipando ogni domenica alle messe.
Anche il signor Geromel, di 97 anni, ci ha confermato che i sacerdoti erano persone semplici.
Il signor Teston ci ha ripetuto che il parroco e il cappellano erano come amici per le famiglie.
(Alice e Sofia)
4. Le feste in onore di San Ulderico e di San Valentino: tradizioni e festeggiamenti al tempo di Pio X
Nella chiesa di Musestre ci sono quattro altari dedicati al patrono e ad altri Santi: San Ulderico, la Vergine della cintura, Sant’ Antonio e San Valentino, il protettore dell’epilessia.
Abbiamo scoperto, grazie al libro di Ivano Sartor e alle sue parole, che tra il 1880 e il 1914 le feste in onore di San Valentino erano piuttosto costose (onerose) per l’acquisto del pane, delle candelette che erano fatte con cera d’api e per pagare i predicatori straordinari.
Lo storico, Ivano Sartor,ci ha spiegato che i predicatori straordinari erano teologi o frati provenienti da Venezia o monsignori da Treviso. Lo storico ci ha precisato che i parrocchiani tenevano molto alle feste di Sant’ Antonio, San Ulderico e dell’Assunta, tanto da pagare, ogni anno una grossa spesa per ricavarne fondi che servivano per finanziare queste feste.
Ivano Sartor ci ha detto che le persone che andavano in giro per avere i soldi per finanziare le feste si chiamavano Questuanti, di solito era il cappellano.
Una spesa curiosa, a tal proposito, era quella di pagare un paio di scarpe al questuante.
I signori Chisso ci hanno raccontato che era raro mangiare il pane, perciò, in chiesa c’era una cassetta per raccogliere i soldi che servivano per comprare il pane in onore della festa di San Valentino; questi soldi venivano raccolti tutto l’anno per celebrare questa meravigliosa festa.
Il signor Vittorio Chisso ci ha confermato che i fedeli facevano un’offerta in chiesa per poter festeggiare questa grande festa; inoltre ci ha detto che il capitello più importante è quello di Sant’ Antonio in Via Lucio vero, costruito nel 1933.
Il sig. Gobbo, invece, ci ha raccontato che nel giorno di San Valentino si celebravano due messe e si faceva un vespero: le feste di San Valentino e di San Ulderico si celebravano facendo dei giochi.
I fratelli Geromel ci hanno raccontato che, nel giorno di San Valentino, i fabbriceri raccoglievano i soldi: questi soldi sarebbero serviti per le feste dell’anno seguente.
Luigi Geromel e la signora Geromel hanno detto che una volta non si faceva la festa di San Ulderico, invece a San Valentino c’era la messa con il pane, la candela e il santo e si pregava al capitello di San Ulderico in via pomodoro, ora diventata via Lucio vero.
La signora Chisso ci ha detto che in onore della festa di San Ulderico veniva costruito un altare maggiore e poi passava il sacerdote a dargli la benedizione.
La signora Bardi Gelinda ci ha detto che la festa di San Ulderico è il 4 luglio e si celebrava facendo una processione: a volte la si faceva scalzi.
Leggendo il testo di Sartor, abbiamo scoperto che, nel 1888, il parroco del tempo affermava che “durante la festa del titolare della chiesa, vi era quasi totale indifferenza del popolo e, nel caso la festa fosse caduta in un giorno lavorativo, i contadini badavano solo ai loro lavori…lasciando la chiesa quasi vuota sia la mattina che alla sera” In ben altro modo, invece, erano solennizzate le festività in onore della Madonna della Salute.
Il signor Gobbo ci ha detto che il giorno 4 Luglio si celebrava la processione dal pomeriggio fino alla sera con la statua di San Ulderico.
Il signor Teston ci ha confermato questa tradizione, precisando che erano i giovani di Leva a portare in spalla la statua di San Ulderico.
(Chantal e Davide)
5. La Festa della Madonna della Salute (Le tradizioni e i festeggiamenti al tempo di Pio X)
Dal 1836 ad oggi, per voto dei loro padri, nella quarta domenica dopo Pentecoste, i parrocchiani di Musestre ringraziano Maria S.S sotto il titolo di Madonna della Salute.
Nel 1836 per rendere questa festa più decorosa, i parrocchiani fecero un concerto di 3 squillanti campanelle.
Nello stesso anno riuscitissime furono le funzioni religiose: alla mattina ci fu la messa all’oratorio, il trasporto di Maria, la santa messa solenne alla chiesa eseguita molto bene in orchestra.
Dopo il vespro, Isacco Polo tenne dal pulpito un bellissimo discorso.
Splendida fu la lunga processione e così si chiusero le sacre funzioni.
La festa della salute era molto costosa: a raccogliere fondi per questa festa, era un questuante che passava di casa in casa.
Ivano Sartor, storico locale, ricorda nel suo libro che, nel 1898, l’oratorio della Salute fu rimesso a nuovo3 , dopo essere stato ingrandito e ristrutturato: in quest’occasione, fu sostituito anche il vecchio altare con uno di legno, ancora oggi esistente.
La mensa dell’oratorio è stata sostituita nel 1968, mentre, il vecchio tabernacolo è stato murato nel 1997 e nel 2008.
I signori Chisso ci hanno detto che, nelle feste in onore della Madonna della Salute, si faceva gran festa: suonava la banda!
Ci hanno raccontato anche che, in maggio, tutti i bambini potevano stare a casa da scuola per andare a messa ad ascoltare il rosario.
Loro ci hanno raccontato che le feste, in origine, si svolgevano in autunno, il 21 novembre, ma poi sono state spostate in primavera.
Hanno ricordato che, il giorno della festa, il parroco partiva con la croce fino al capitello di sant’ Antonio verso le 7 o 8 di mattina.
La signora Gelinda Bardi ci ha confermato le stesse notizie e ha precisato che, ogni famiglia aveva in casa un altarino, e che si prendeva la statua della Madonna verso le 8 del mattino. Le donne che portavano la Madonna erano vestite di bianco come delle spose.
Il signor Vittorio Chisso ci ha confermato che in questo mese, in onore della Madonna della salute, tutti preparavano un “altare” con un tavolo, ricoperto da un copriletto bianco.
Ai confini del campo, si mettevano delle “crocette” per segnare il confine e così la benedizione che dava il parroco andava solo in quel campo, per benedire solo quella famiglia.
Il signor Gobbo Luciano ci ha detto che, dal 1600, i musestrini hanno la tradizione di portare la Madonna della Salute in mezzo ai campi fino alla chiesa.
Alla fine della giornata, insieme alla banda, i musestrini avevano la tradizione di portare la Madonna nei campi
Il signor Teston ci ha confermato che i musestrini portavano la Madonna della Salute in mezzo ai campi; ci ha detto che andavano tutte le sere in chiesa a pregare.
Il sig. Geromel (97 anni) ci ha raccontato che facevano il fioretto in casa e in chiesa. Il capo famiglia recitava il rosario e gli altri rispondevano.
I signori Geromel ci hanno riferito anche che, dopo la messa, si recitava il rosario: le famiglie andavano in chiesa, mentre per gli anziani si faceva a casa.
Si mettevano le bandiere e gli archi sulla strada e gli archi sul capitello, ogni casa aveva un piccolo altare e i cittadini pregavano perché crescesse il loro raccolto.
Il sig. Rizzetto, durante la visita all’archivio parrocchiale, ci ha mostrato alcune foto d’archivio, raffiguranti alcuni ex-voto rivolti alla Madonna della salute, risalenti alle fine del 1800. Questi ex-voto erano oggetti preziosi appartenuti, non comprati, alle famiglie che chiedevano protezione a Maria: alcuni vengono esposti, ancor oggi, durante le feste in onore della Madonna della Salute.
(Chiara e Syria)
6. Le visite pastorali nella parrocchia di Musestre tra il 1853 e il 1907
Lo storico Ivano Sartor racconta che al tempo di Pio X la parrocchia di Musestre vide molte visite pastorali.
La prima visita pastorale di quel periodo avvenne nel 1853: il vescovo era monsignor Antonio Farina.
Il parroco Lucietti il 28 aprile, prima della visita parrocchiale, scrisse una lettera al vescovo per comunicare che i soldi che venivano dati alla chiesa erano pochi: c’erano solo 200 fiorini, perché i contadini del posto erano poveri e, siccome avevano bisogno di essere aiutati, facevano poche offerte.
Un’altra avvenne il 23 marzo 1882: per questa visita, il parroco don Tommaso Ronca preparò una relazione. In quest’ occasione la visita fu fatta dal vescovo di Treviso monsignor Callegari accompagnato da monsignor Sarto, futuro San Pio X.
Il sig. Rizzetto ci ha raccontato che, in occasione di questa visita, le porte del tabernacolo erano arrugginite e il futuro Pio X lo fece notare a don Ronca, così, furono ricoperte con un tessuto: ci sono, in archivio parrocchiale, alcune foto che lo testimoniano.
In occasione di quella visita, ci ha detto il sig. Rizzetto, il futuro Papa Pio X ispezionò davvero tutti gli arredi della chiesa, compreso il contenitore con gli olii santi, risalente al 1700. Questo contenitore l’abbiamo visto anche noi!
Terminata la visita pastorale, monsignor Sarto scrisse una relazione dove dichiarava la situazione della parrocchia di Musestre.
I parrocchiani, diceva Pio X, erano tutti miserabili servi della gleba, avrebbero avuto la buona volontà, ma mancava loro la possibilità: “vivevano con il pane condito con le lacrime e il sudore delle fronte.”
Il 10 aprile 1888, monsignor Giuseppe Apollonio svolse una visita vescovile nella parrocchia di Musestre.
In previsione della visita, il parroco fece un quadro esauriente della parrocchia e dei paesani, con un questionario dove riferiva interessanti costumi della tradizione locale.
La parrocchia, appariva dalla visita, con difficoltà pastorali e lo dimostrava anche l’esistenza di 40 inconfessi su 1000 abitanti totali.
Nell’archivio parrocchiale, il sig. Rizzetto ci ha mostrato il questionario risalente al 1907, compilato da don Michieletto. Il parroco doveva rispondere davvero a tante domande: Quante anime conta la parrocchia? I parrocchiani frequentano la chiesa? I costumi del popolo sono buoni?
Lo storico Ivano Sartor ricorda ancora che “il 7 novembre del 1907 accompagnato dal canonico Giuseppe Menegazzi, partendo da Roncade alle 6.00 del mattino, arrivò monsignor Andrea Giacinto Longhin, per effettuare la sua prima visita pastorale alla parrocchia di Musestre, che allora contava 1352 anime.
In paese c’era molta animazione, grande il concorso dei fedeli che si accostarono alla santa comunione dove i partecipanti erano circa 400 persone per ricevere l’ostia.
Monsignor Longhin descrisse gli abitanti come poveri contadini”.
Il Sig. Rizzetto ci ha raccontato che il vescovo Longhin era molto generoso e amato dai parrocchiani, meno dai sacerdoti, perché con loro era molto esigente. Durante le visite, il cancelliere controllava che tutti gli arredi fossero perfettamente in ordine.
Durante la visita all’archivio parrocchiale, il sig. Rizzetto ci ha fatto vedere la pianeta usata, probabilmente, da Mons. Longhin durante la sua visita pastorale. Ha precisato che oggi non si usa più la pianeta ma la casula.
I signori Chisso ci hanno detto che nelle visite pastorali andavano i vescovi e non mandavano i segretari come al giorno d’oggi.
La signora Gelinda Bardi ci ha raccontato come molte volte le cresime si facevano a Quarto d’Altino, insieme alla comunione tra i 6 e i 7 anni: a Quarto d’Altino la messa veniva celebrata dal patriarca di Venezia.
Il signor Vittorio Chisso ci ha raccontato che le visite pastorali venivano fatte dal Vescovo una volta, ogni parecchi anni, perché non riusciva a fare il giro di tutte le parrocchie.
I signori Geromel ci hanno detto che quando arrivava il vescovo si suonavano le campane e le suonò proprio Luigi Geromel.
Inoltre ci hanno raccontato che le visite pastorali vanivano fatte una volta all’anno anche il signor Vittorio Chisso ci ha confermato questa informazione.
(Anna Ripepi e Alberto)
7. PAPA PIO X E LA PARROCCHIA DI MUSESTRE
1. I doni lasciati da Pio X:
Nel 1882, il vescovo di Treviso Mons. Giuseppe Callegari, accompagnato dal convisitatore e cancelliere di curia, Mons. Giuseppe Sarto, il futuro san Pio X, compì la sua prima visita a Musestre.
Finita la visita pastorale, il futuro papa Pio X, stendeva il suo decreto precisando “di aver riscontrato un popolo che pur avendo buoni sentimenti, non si dimostrava dinamico e impegnato e dava loro un giudizio complessivo di sufficienza (vedi decreto riportato in allegato); i parrocchiani rispondevano senza dubbio alle cure del parroco don Tommaso Ronca che ascoltavano con attenzione …”6.
Ivano Sartor, nel suo libro, ricorda che Giuseppe Sarto, appena diventato Papa, donò alla parrocchia di Musestre un ostensorio e una pisside. Anche la rivista diocesana “Vita del popolo” ricorda questo dono alla parrocchia di Musestre: alcuni di noi hanno avuto la possibilità di leggere e sfogliare il numero originale della rivista datata, 10 agosto 1912, presso la Biblioteca del Seminario di Treviso.
Questi doni sono ancora presenti nella parrocchia di Musestre. Il sig. Rizzetto ce li ha mostrati, precisando che non hanno valore materiale ma affettivo. Ci ha precisato, inoltre, che quando Pio X diventò Papa, fece molte donazioni alla diocesi. Tali donazioni dovevano essere distribuite alle varie parrocchie perché ciascuna, visto la povertà dei parrocchiani, potesse procurarsi gli oggetti sacri mancanti. D'altronde i parrocchiani di Musestre, ci ha precisato il Sig. Rizzetto, avevano contribuito a dare le loro offerte per l'acquisto di tre nuove campane, poco tempo prima.
La rivista diocesana “Vita del popolo” dell’11 ottobre 1903, ricorda “la benedizione di queste 3 campane, fuse nella nuova fonderia del Signor Vittor Antonio Cargnel in San Trovaso di Treviso”.
Tra i doni lasciati alla parrocchia, c’è anche una campana di bronzo che faceva parte del concerto delle campane in Fa maggiore.
Il sig. Danilo Rizzetto ci ha spiegato che delle tre, l’unica campana rimasta è quella piccola, chiamata San Ulderico. A questa campana è stato accorciato il battacchio perché non riusciva a compiere completamente il movimento circolare: ora il suono è alla gregoriana.
Nel visitare la chiesa, sotto la preziosa guida del sig. Danilo, abbiamo scoperto che sotto l’altare si trova una reliquia di Papa Pio X. Nei giorni seguenti, presi dalla curiosità, abbiamo incaricato la rappresentante di classe , la mamma di Alice Moino, di avere ulteriori chiarimenti sulla provenienza di questa reliquia.
Don Paolo Cecchetto, parroco di Musestre per il decennio in cui Ivano Sartor realizzava le sue ricerche e scriveva il testo “ Musestre civica e cristiana”, le ha riferito che Don Severo Dalle Fratte, cerimoniere della Curia di Treviso, in occasione della consacrazione del nuovo altare della chiesa , avvenuta nel 2007, ha regalato alla parrocchia tale reliquia.
2. Come i parrocchiani ricordano Papa Pio X?
Tutti i nonni e gli zii intervistati ci hanno raccontato che Papa Pio X era molto apprezzato e ben accolto dai paesani.
Il signor Vittorio Chisso ci ha detto che per andare a scuola, il futuro Papa Pio X, per non consumare gli zoccoli di legno, li metteva a tracolla e camminava scalzo. Ha continuato dicendoci che Papa Sarto aveva vissuto una vita molto dura e molto povera: tutti ricordano come fosse sceso dal monte Grappa, in groppa ad un asino.
I signori Chisso ci hanno raccontato che, al tempo delle scuole elementari, si andava in gita a Riese Pio X, per visitare i luoghi dove era vissuto.
Lo zio di Andrea, sig. Gobbo, ricorda che fu Pio X ad abbassare l’età della comunione ai bambini di 7 anni e a scrivere il primo catechismo dei bambini. Il sig. Gobbo ha dato ad Andrea una copia del catechismo, risalente agli anni ’40: l’abbiamo letta e vista in classe.
I signori Chisso ci hanno raccontato che il catechismo creato da Pio X era diverso dal nostro, lo abbiamo scoperto poi di persona: era fatto da domande e risposte che dovevano imparare a memoria.
Il nonno di Andrea ha raccontato che le persone sapevano che se Papa Pio X fosse andato a Roma, sarebbe diventato papa e, perciò, il futuro papa, prima di partire, disse: “vivo o morto io a Venezia ci ritornerò”. La maggior parte dei nonni e zii intervistati ha detto che Giuseppe Sarto era un Papa che pregava molto, perciò, i parrocchiani avevano pensato di farlo compatrono di S. Ulderico.
(Andrea e Francesco)
Conclusioni
Quando la maestra Giorgia ci ha dato la notizia di partecipare al progetto “Aurora” abbiamo capito che doveva essere molto impegnativo, infatti all’inizio abbiamo faticato un po’ nel cercare informazioni perché era la prima volta che facevamo delle ricerche da soli.
Sono venuti a scuola i nonni di alcuni nostri compagni che ci hanno aiutato raccontandoci cosa si ricordavano del tempo di Papa Pio X. Noi abbiamo rivolto loro tante domande.
Siamo andati anche a Treviso nella biblioteca del seminario e, oltre ad aver trovato le informazioni sugli articoli della Vita del Popolo, abbiamo fatto una piccola visita alla sala del capitolo.
Svolgendo questa ricerca, abbiamo avuto delle sorprese inaspettate: nel mese di aprile, durante la prima comunione della classe quarta, don Valeriano ha usato la pisside regalata da Papa Pio X ma ce lo ha rivelato solo alla fine della messa!
Abbiamo svolto compiti diversi: c’è chi si è improvvisato giornalista, intervistando nonni e zii e, chi si è divertito come fotoreporter: è stato davvero divertente!!
Ci sono stati momenti in cui le cose da fare erano facili, come ascoltare i nonni e trascrivere ciò che avevano detto e, altri momenti più difficili come cercare le informazioni sul libro di Ivano Sartor “Musestre civica e cristiana” e metterle tutte insieme.
Nonostante le difficoltà ci è piaciuto molto questo lavoro e ci siamo divertiti.
(Anna Ripepi e Chiara)
Le nostre impressioni …al termine della ricerca
- Anna Ripepi: “Di tutta questa ricerca, mi è piaciuto molto visitare l’archivio parrocchiale per poter fotografare oggetti antichi e ascoltare nuove informazioni, utili per completare la nostra ricerca. Mi è piaciuto molto visitare anche la Biblioteca del Seminario di Treviso e trascrivere le informazioni dalla “Vita del Popolo”.
- Alice: “Mi è piaciuto visitare l’archivio parrocchiale e ascoltare i signori Armando e Danilo che ci hanno dato molte informazioni utili alla nostra ricerca. E’ stato emozionante vedere da vicino la pisside, regalata da Papa Pio X.”
- Alberto: “Mi è piaciuto trascrivere tutte le informazioni al pc; è stato molto più faticoso prendere appunti, durante le interviste in classe.”
- Andrea: “Mi è piaciuto improvvisarmi fotoreporter e ascoltare le interviste, fatte a casa a zii e nonni, sul pc della scuola”.
- Anna Chisso: “Tra tutte le attività, mi è piaciuto scrivere le informazioni sul quaderno e poi ricopiarle sul pc; mi sono divertita anche a ricercare le informazioni sul libro di Ivano Sartor e guardare, sul pc della scuola, le interviste fatte da me e altri compagni”.
- Chantal: “La maestra Giorgia, durante l’ora di religione, ci ha detto che ci aveva iscritto al Progetto Aurora. Io ero nervosissima perché era la prima volta che facevo una ricerca vera e propria, quindi, il primo giorno di lavoro non sapevo dove mettere le mani! Dopo qualche giorno, io e Davide siamo riusciti a raccogliere tutte le informazioni che potevamo. Spero che, quando la maestra consegnerà il fascicolo completo, il giudizio sia positivo e non negativo”.
- Chiara: “Mi è piaciuto visitare la Biblioteca del seminario di Treviso e trascrivere le informazioni dalla “Vita del popolo”. Prima di entrare nella sala lettura della biblioteca, un volontario ci ha fatto scrivere i nostri dati personali su un registro, così saremo ricordati per sempre (così ci ha detto). Per me è stata una vera fortuna fare questa visita perché solo alcuni tra noi l’hanno fatta!”
- Davide. “Mi è piaciuto fare ed ascoltare le interviste ai nonni perché ho capito che non si finisce mai di imparare. Mi è piaciuto ricercare le informazioni sul libro di Ivano Sartor, trascriverle sul quaderno e copiarle sul pc.”
- Francesco: “Mi è piaciuto visitare la sacrestia e l’archivio parrocchiale perché ho potuto vedere libri e arredi antichi. Voglio ringraziare la maestra Giorgia per averci iscritto a questo Progetto”.
- Simone: “Mi è piaciuto guardare le interviste fatte ai nonni sul pc della scuola e scrivere i biglietti di ringraziamento a tutti quelli che ci hanno aiutato con Alberto”.
- Syria: “A me è piaciuto prendere appunti, guardare le interviste al pc e scrivere al computer.”
- Sofia: Di tutta questa ricerca mi è piaciuto tantissimo andare alla biblioteca del Seminario di Treviso non solo perché abbiamo trovato altre informazioni per la ricerca, ma anche perché abbiamo potuto vedere documenti molto vecchi. Io la considero un'esperienza importante perché non capita tutti i giorni di poter sfogliare libri antichi. Inoltre ho potuto conoscere usanze ed abitudini passate del mio paese, alcune delle quali si sono mantenute ma vengono svolte in modo più moderno (anche oggi i bambini vanno a Messa ma non scalzi come ci ha raccontato la nonna di Davide!).
Bibliografia:
A.Chisso - I.Sartor, Musestre ‘800, note di tradizioni e vita religiosa, Treviso 1986
I.Sartor, Musestre civica e cristiana, Piazza Editore, Treviso 2009
I.Sartor, Musestre terra viva, Piazza Editore, Treviso 1980