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Autorità e verità, pilastri della società, nel magistero di Papa san Pio X

Giuseppe Sarto 1835 1914 Papa Pio X 1903 14

Il 12 marzo 1904 il Papa san Pio X, pastore universale della Chiesa cattolica dal 1903 al 1914, pubblica la Lettera Enciclica “Iucunda Sane”, dedicata alla memoria del pontefice san Gregorio Magno in occasione del tredicesimo centenario della morte. Di fronte ad una Ecclesia assediata da nemici che negano l’esistenza di Dio e la dimensione trascendente (marxismo, positivismo, materialismo) con la conseguente messa in discussione degli stessi principi che regolano il vivere sociale, Papa Sarto propone il modello di una società ordinata e pacifica fondata sia sull’autorità (civile ed ecclesiastica), pena l’anarchia, sia sul timor di Dio e, dunque, sulla Verità da Lui stesso liberamente rivelata.


Dal momento che, precisa il pontefice di Riese, “non vi ha salvezza al mondo se non in Cristo”, è da folli “operare quaggiù senza di Lui”, in quanto il destino dell’uomo senza la guida della Verità è quello di crearsi un mondo caotico, magmatico, dove i fini della persona sono quelli di volta in volta assunti da questa o da quell’altra ideologia.


Ispirandosi al Papa san Gregorio Magno, definito il “ristoratore dell’intera vita cristiana”, Pio X guarda al modello medioevale di società il quale, al di là delle umane imperfezioni e della sua realizzazione storica, è l’unico ove “Cristo è la pietra angolare della società umana”. Siamo, come si può facilmente rilevare, lontani dalla modernità rivoluzionaria omologatrice che nega ciò che è naturalmente evidente, ovvero la differenza, dalla modernità dei diritti costruiti mediante il sistema geometrico-legale, dalla modernità dell’uomo “faber fortunae suae” e dalla modernità laicistica.


Per ricondurre le anime ad una autentica “societas christiana” non c’è, per san Pio X, che un’unica soluzione: risvegliare la pietà che innerva quella vita soprannaturale soffocata dalla filosofia moderna e dalla sua concezione debole di ragione. La pietà, però, presuppone la preghiera (pubblica e privata), la confutazione degli errori (altro che dialogo), una sana e retta predicazione ed un pensiero filosofico che non può che essere il realismo tomista.


Va, allora, respinto qualunque approccio sociologico come fa, in larga parte, il Magistero pontificio attuale, poiché presuppone una prospettiva immanentistica. A san Pio X, dunque, il merito di essere un faro sempre accesso nella tempesta che il mondo e la Chiesa stanno attraversando.

 

 

 


Fonte: Daniele Trabucco (costituzionalista) su ImolaOggi

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