Iscrizione al bollettino settimanale

San Pio X: amare l’Eucaristia e la dottrina

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Mercoledì 21 agosto si celebra la festa di san Pio X, al quale i fedeli dell’Opus Dei affidano tutto ciò che si riferisce alle relazioni dell’Opera con la Santa Sede. San Josemaría lo nominò Intercessore nel 1953. Già da tempo aveva una devozione personale a questo santo pontefice, del quale ammirava in modo particolare la pietà eucaristica, l’amore alla Chiesa e il suo desiderio che il Regno di Cristo s’instaurasse in ogni persona, come recitava il motto del suo pontificato: Instaurare omnia in Cristo.

Giuseppe Melchiorre Sarto era nato nel 1835 a Riese, una località della provincia di Treviso. Era il secondo in una famiglia di dieci figli, di condizione sociale modesta. Aveva quindici anni quando ricevette una borsa di studio e poté entrare nel seminario di Padova. Fu ordinato sacerdote nel 1858 e svolse diversi incarichi pastorali con grande zelo per le anime. Nel 1884 fu nominato vescovo di Mantova e ricevette la consacrazione episcopale nella basilica di Sant’Apollinare a Roma. Dal 1893 è stato patriarca di Venezia e cardinale. Nel 1903 è stato eletto Papa. Il suo pontificato è durato undici anni, fino alla sua morte avvenuta nell’agosto del 1914; da quel momento è cresciuta in tutta la Chiesa una grande devozione popolare nei suoi confronti, con molte persone che andavano a pregare davanti alla sua tomba nella basilica di san Pietro. Nel 1954 è stato canonizzato.

San Pio X ha promosso parecchie riforme liturgiche e canoniche nella Chiesa. Il suo maggior impegno è stato quello di porre l’Eucaristia al centro della vita cristiana, stimolando a riceverla ogni giorno e anticipando la prima comunione a sette anni. Ha cercato anche di dare un impulso alla diffusione della dottrina cristiana. Già negli anni in cui era stato parroco aveva preparato un catechismo. Come romano pontefice scrisse un testo per la diocesi di Roma, che si diffuse immediatamente in molti luoghi del mondo. «Questo catechismo, chiamato “di Pio X”, è stato per molti una guida sicura all’ora di apprendere le verità della fede, per il suo linguaggio semplice, chiaro e preciso, e per l’efficacia espositiva»[1]. Come ha scritto papa Francesco, «Pio X è stato sempre conosciuto come il Papa della catechesi. E non solo questo! Un Papa mite e forte. Un Papa umile e chiaro. Un Papa che fece capire a tutta la Chiesa che senza l’Eucaristia e senza l’assimilazione delle verità rivelate, la fede personale si indebolisce e muore»[2].


«GRAZIE, mio Dio, per l’amore al Papa che hai messo nel mio cuore»[3], ha scritto san Josemaría in Cammino. Con queste parole specificava che la sua unione filiale al Romano Pontefice, pur essendo molto umana, andava tuttavia al di là di una simpatia superficiale o dall’avere idee affini. Non la concepiva neppure come una semplice opinione del proprio intelletto o una pura decisione della sua volontà, ma come un dono di Dio, una grazia posta nel suo cuore dal Signore che gli ha fatto amare intensamente i diversi Papi che si sono succeduti nella sede di Pietro durante la sua vita. Infatti, la mattina stessa della sua morte il fondatore dell’Opera chiese a due suoi figli di trasmettere questo messaggio a una persona molto vicina a san Paolo VI: «Da anni offro la santa Messa per la Chiesa e per il Papa. Potete assicurargli – perché me lo avete sentito dire molte volte – che ho offerto al Signore la mia vita per il Papa, chiunque esso sia»[4].

Per un cristiano essere unito alla persona e alle intenzioni del Papa è una questione di fede, di fiducia nel Signore, il quale, rivolgendosi a un povero pescatore con limiti evidenti, gli assicurò: «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del Regno dei Cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli» (Mt 16, 18-19). «Il supremo potere del Romano Pontefice e la sua infallibilità, quando parla ex cathedra, - spiegava san Josemaría - non sono un’invenzione umana: si basano sull’esplicita volontà fondazionale di Cristo. Non ha alcun senso perciò opporre il governo del Papa a quello dei vescovi o ridurre la validità del Magistero pontificio all’assenso dei fedeli! Non c’è nulla di più estraneo alla Chiesa dell’equilibrio dei poteri; non ci servono gli schemi umani, per quanto possano essere attraenti e funzionali. Nessuno nella Chiesa gode di per sé, in quanto uomo, della potestà assoluta; nella Chiesa non c’è altro capo che Cristo; e Cristo ha voluto affidare a un suo Vicario – il Romano Pontefice – la sua Sposa pellegrina in questa terra»[5].

Ecco perché «l’amore al Romano Pontefice deve essere in noi vibrante e appassionato: perché in lui vediamo Cristo. Se parliamo col Signore nella preghiera, acquisteremo uno sguardo limpido, che ci farà distinguere, anche negli avvenimenti che a volte non capiamo e che ci causano lacrime e dolore, l’azione dello Spirito Santo»[6].


SPESSO i Romani Pontefici affermano che contano sulle nostre preghiere. Per esempio, Benedetto XVI, appena eletto, pronunciò le seguenti parole dal balcone centrale della basilica vaticana: «Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare ed agire anche con strumenti insufficienti e soprattutto mi affido alle vostre preghiere»[7]. Papa Francesco ha ricordato in molti dei suoi interventi la necessità di tale appoggio: «Chiedete al Signore di benedirmi. La vostra preghiera mi dà le forze e mi aiuta ad essere in grado di discernere e accompagnare la Chiesa ascoltando lo Spirito Santo»[8]. In una lettera a un cardinale, san Josemaría esprimeva la convinzione che con la preghiera aiutava il Papa e la Chiesa: «Pregare è l’unica cosa che posso fare. Il mio povero servizio alla Chiesa si riduce a questo. Ma ogni volta che considero la mia limitazione mi sento pieno di forza, perché so e sento che è Dio che fa tutto»[9].

Oltre a pregare per la sua persona e le sue intenzioni, la fede e la comunione che viviamo nella Chiesa portano noi cattolici a conoscere e assecondare gli insegnamenti del Romano Pontefice, oltre che a trattarlo con affetto filiale. Se qualche volta non comprendiamo qualche aspetto delle sue parole o delle sue opere, questo non ci impedisce di accogliere con spirito di fede e di fiducia i suoi insegnamenti. In questo senso, san Josemaría, che aveva una grande devozione a santa Caterina da Siena per la sua difesa del Papa, diceva: «Mille volte mi taglierei la lingua con i denti e la sputerei lontano, prima di pronunciare la minima mormorazione su colui che più amo sulla terra dopo il Signore e santa Maria: il dolce Cristo in terra, come ho l’abitudine di dire, ripetendo le parole di santa Caterina»[10]. Questo atteggiamento è tutto il contrario del parlare negativamente in pubblico sul Papa o diminuire la fiducia in lui, neppure in casi nei quali non si condivida qualche criterio personale concreto. In ogni caso, è dovuto almeno un «un religioso ossequio dell’intelletto e della volontà»[11].

Possiamo terminare ricorrendo alla intercessione della Vergine Maria, affinché la festa di san Pio X ci aiuti a rafforzare sempre più la nostra unione filiale con il Romano Pontefice: «Maria edifica continuamente la Chiesa, la aduna, la mantiene unita. È difficile avere un’autentica devozione alla Madonna e non sentirsi più che mai legati alle altre membra del Corpo Mistico, più che mai uniti al suo Capo visibile, il Papa. Mi piace ripetere: Omnes cum Petro ad Iesum per Mariam, tutti con Pietro a Gesù per Maria!»[12].

 


 

Note:

  1. Benedetto XVI, Udienza, 18-VIII-2010.
  2. Papa Francesco, Prefazione al libro di Lucio Bonora Omaggio a Pio X. Ritratti coevi, ed. Kappadue 2023.
  3. San Josemaría, Cammino, n. 573.
  4. Beato Álvaro del Portillo, Entrevista sobre el fundador del Opus Dei, Rialp, Madrid 2001, p. 232.
  5. San Josemaría, La Chiesa nostra Madre, Edizioni Ares, Milano 1993, n. 30
  6. Ibid.
  7. Benedetto XVI, Discorso, 19-IV-2005.
  8. Papa Francesco, Intenzione mensile, novembre 2023.
  9. San Josemaría, Lettera 15-VII-1967.
  10. San Josemaría, Lettera 17, n. 53.
  11. Codice di Diritto Canonico, n. 752. Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 892.
  12. San Josemaría, È Gesù che passa, n. 139. 

 

 


Fonte: OpusDei.org

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