“Nato povero, vissuto povero e sicuro di morir poverissimo”. Così scriveva nel suo Testamento San Pio X, al secolo Giuseppe Melchiorre Sarto. Un Papa di estrazione sociale umile, che giunse alla Cattedra di Pietro dopo aver percorso tutte le tappe della carriera ecclesiastica: cappellano, parroco, Vescovo, Cardinale, Patriarca.
Nato a Riese, in provincia di Treviso, il 2 giugno 1835, fu il primo dei dieci figli di Giovan Battista Sarto e Margherita Sanson. In famiglia maturò la vocazione al sacerdozio, ma a causa delle limitate risorse economiche, la sua aspirazione era destinata a rimanere tale. Il suo sogno, invece, si realizzò grazie all’intervento del Patriarca di Venezia, Jacopo Monico, anche lui originario di Riese, che gli concesse una borsa di studio per il Seminario di Padova. Purtroppo, la prematura morte del papà, condusse la famiglia all'indigenza e le cose si complicarono. Infatti, a Giuseppe, come capofamiglia, spettava di preoccuparsi di sostenere i fratelli e sua madre Margherita. Nel corso degli anni non venne mai meno al suo impegno, riuscendo a fornire di che vivere a tutti. Tuttavia, si deve considerare che furono gli sforzi di sua mamma a permettergli di proseguire la formazione in Seminario. Conclusi gli studi, Giuseppe Melchiorre ricevette l’ordinazione sacerdotale, il 18 settembre 1858, nel duomo di Castelfranco Veneto.
Per il primo incarico venne inviato come cappellano a Tombolo, in provincia di Padova, una piccola parrocchia di campagna, dove giunse il 29 novembre 1858. Vi rimase per ben nove anni, poi, nel 1867, dopo aver partecipato al concorso e risultato il primo classificato, venne nominato parroco a Salzano, importante borgo in provincia di Venezia, dove rimase per circa nove anni. È in questa parrocchia che iniziò a scrivere il Catechismo, caratterizzato da domande e risposte, che lo renderà famoso nel mondo. Nel 1875 divenne canonico della Cattedrale di Treviso e cancelliere vescovile, e poi vicario generale capitolare. Nel settembre 1884, Leone XIII lo nominò Vescovo di Mantova. A quel tempo, la diocesi si trovava in una situazione particolarmente difficile, sia al suo interno, sia nel rapporto con le autorità civili. Il nuovo Vescovo, rinomato per la fama di oratore e per la sua grande carità, seppe mediare e pacificare le diverse fazioni e promosse un profondo rinnovamento della vita cristiana. Riuscì a riaprire il Seminario, a rafforzare le cooperative operaie e a occuparsi della questione sociale. Grazie al suo impegno e alle sue capacità, la diocesi di Mantova ebbe una nuova primavera. Riconoscendo i suoi meriti, il 12 giugno 1893, Leone XIII lo creò Cardinale e, il 15 giugno seguente, lo nominò Patriarca di Venezia. Tuttavia, il suo ingresso nella città lagunare avvenne solo il 24 novembre 1894, perché il governo italiano non voleva concedere il beneplacito, in quanto il re era convinto di avere il diritto di scegliere lui il nuovo Patriarca. Tuttavia, la situazione si sbloccò e, durante il suo ministero episcopale, dimostrò ancora una volta di avere doti e risorse non indifferenti. In quel periodo conobbe Lorenzo Perosi, che incoraggiò a diventare sacerdote e al quale affidò la riforma del canto liturgico. Predilesse i poveri, ai quali donava tutto quello che possedeva. Non volle neppure che gli confezionassero una veste cardinalizia, ma fece riadattare dalle sue sorelle quella del suo predecessore, donando ai poveri il prezzo equivalente di una nuova.
Il 20 luglio 1903 morì Leone XIII e venne convocato il conclave. Alla stazione ferroviaria, partendo da Venezia, il Patriarca salutò i presenti con la celebre frase: “Vivo o morto tornerò”. Il 4 agosto 1903 venne eletto Papa e scelse di nome di Pio X. Durante il suo pontificato, ispirandosi al suo motto Instaurare omnia in Christo (“Rinnovare tutte le cose in Cristo”) promosse riforme incisive, come la riorganizzazione della Curia Romana, e delle varie Congregazioni, ma anche l’avvio della codificazione del diritto canonico, poi promulgato da Benedetto XV. Stabilì nuove norme per il conclave, eliminando ogni ingerenza del potere temporale. Fu un Papa vicino alla gente, promuovendone la formazione dottrinale anche attraverso il Catechismo che da lui prese il nome, caratterizzato da un linguaggio semplice e preciso. Importante per la formazione cristiana fu la decisione di anticipare la prima Comunione dei bambini verso i sette anni di età, “quando il fanciullo comincia a ragionare”. Portò avanti anche la riforma della liturgia e, in particolare, della musica sacra, riscoprendo il canto gregoriano. Condannò il modernismo per difendere i fedeli da concezioni fuorvianti.
Purtroppo, al termine della sua vita, fu testimone dello scoppio del primo conflitto mondiale, con la dichiarazione di guerra dell’Austria-Ungheria alla Serbia, il 28 luglio 1914, a un mese di distanza dal celebre attentato mortale a Sarajevo all’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo e sua moglie Sofia. Tanto che il 2 agosto successivo lanciò un accorato appello alla pace. Pio X morì nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1914.
Durante la sua vita era considerato un “Papa Santo” e la gente raccontava di episodi di guarigione avvenuti semplicemente toccando la sua veste. In risposta egli diceva: “Mi chiamo Sarto non Santo”. Venne beatificato, il 3 giugno 1951, da Pio XII e dichiarato Santo dallo stesso Pontefice, il 29 maggio 1954. Le sue spoglie mortali sono custodite in un’urna nella cappella della Presentazione della Vergine nella Basilica Vaticana.
Papa Francesco nella prefazione scritta al volume Omaggio a Pio X. Ritratti coevi (Edizioni Kappadue, 2023, pagine 574) di monsignor Lucio Bonora, officiale della Segreteria di Stato, sottolinea il suo legame con Papa Sarto: “Amo molto Pio X e l’ho sempre amato. Quand’ero a Buenos Aires, nel giorno della sua festa, il 21 agosto, solevo radunare i catechisti dell’arcidiocesi. Vado col pensiero e coi ricordi a quell’appuntamento, perché era un incontro che desideravo e che cercavo. Io godevo di passarlo con quanti si prodigano per istruire fanciulli e adulti nelle verità della fede e Pio X è sempre stato conosciuto come il Papa della catechesi. E non solo! Un Papa mite e forte. Un Papa umile e chiaro. Un Papa che fece capire a tutta la Chiesa che senza eucaristia e senza assimilazione delle verità rivelate, la fede personale si affievolisce e muore”.
Nello stesso testo, il Papa aggiunge un dettaglio: “Io amo Pio X anche per un altro motivo. Perché, come Gesuita, dobbiamo a Pio X l’aver favorito la nascita dell’Istituto Biblico qui a Roma con benefici teologici e spirituali che presto si diffusero in tutta la Chiesa. Pio X fu anche un Papa che pianse di fronte alla guerra mondiale, di cui fu ritenuto la prima vittima, scongiurando i potenti di deporre le armi. Come lo sento vicino in questo momento tragico del mondo odierno”.
Fonte: Vatican State
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