Gesù sta purificando la nostra fede
Siamo dentro un tempo di tribolazione nel quale Gesù mette alla prova la nostra debole fede e vuole scuoterci dal torpore spirituale. Ci mette, un po’, nella condizione in cui si trovarono gli Apostoli quando furono salvati da Gesù sul lago in tempesta. Questa pandemia è simile a una tormenta che fa scricchiolare i nostri punti di riferimento, le nostre sicurezze. Dentro di essa sentiamo che Gesù ci sta chiedendo, come a Pietro, di rinnovare la fede in lui, pur se appare più difficile trovare la sua mano cui aggrapparsi. Secondo l’espressione dell’Apocalisse, Egli ci invita a lavare la veste del nostro battesimo nel suo sangue; a ripulire la nostra fede da tiepidezze e compromessi, a risvegliare la speranza dal sonno di false sicurezze e, specialmente, a scrostare il nostro cuore dal pigro egoismo perché pulsi invece del suo amore. Anche con lo scossone della pandemia, Gesù ci sta dicendo che non è più tempo di adagiarsi in compromessi spirituali. Credere in Lui significa non avere altra sicurezza che la sua mano tesa verso di noi.
Lo spirito ci spinge a riscoprire l’«Essenziale»
Con la pandemia, Gesù sta mettendo a prova non solo la nostra fede personale, ma anche la vita e l’opera pastorale della nostra chiesa. Un po’ alla volta, appaiono le conseguenze dei mesi di brusca e totale interruzione delle celebrazioni liturgiche, del catechismo e delle altre attività formative come di ogni incontro comunitario e interpersonale. Terminato il lockdown, ci siamo applicati per ripartire con tanto impegno e tra non poche difficoltà dovute alle perduranti norme sanitarie, alle paure nel frattempo annidatesi nel cuore delle persone, ad una strisciante disaffezione che si rende più evidente. Nel frattempo, altre nubi minacciose stanno comparendo a rendere incerte le appena recuperate prospettive. In questa situazione ci chiediamo: che cosa lo Spirito Santo sta chiedendo alla chiesa? Per stare attaccati al testo dell’Apocalisse, anche la nostra pastorale va “lavata nel sangue dell’Agnello”. Le nostre comunità devono, con passione inedita, ritrovare colui che è effettivamente il “Centro” della loro vita e dei loro interessi. Questi altro non è che l’Agnello immolato, “Gesù Cristo e Cristo crocefisso”. La nostra regola deve tornare ad essere quella che guidava San Paolo quando predicava in una nuova città: “Non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e Cristo crocifisso”. La nostra missione è additare Gesù, crocifisso e risorto; Egli che, spargendo il suo sangue, inonda noi uomini del suo amore, ricevuto dal Padre ed effuso dal suo spirito. Di questo salvatore hanno bisogno gli uomini d’oggi, provati nel corpo dalla pandemia e nell’anima da spossatezze spirituali e morali ancora più corrosive. Fare incontrare Lui è insomma l’«Essenziale» della missione della chiesa. Se la prova della pandemia ci aiuterà a purificare la nostra azione pastorale, ponendo al centro questo Essenziale, allora la sofferenza che essa ha recato si rivelerà, osiamo dirlo, provvidenziale.
Una nuova grande alleanza
Leggiamo nell’Antico Testamento che, quando il popolo eletto usciva da una delle sue grandi tribolazioni, tornava puntualmente a riunirsi attorno alla Parola di Dio. Ascoltando quella Parola, si muoveva nei cuori la volontà di rinnovare l’alleanza con il loro Signore, riconoscendo le proprie infedeltà. Ci auguriamo che in ragione dell’imponente prova attraversata, e non conclusa, noi tutti riaffermiamo una grande alleanza spirituale. Preghiamo affinché molti di noi abbiamo a sentire un profondo desiderio di “lavare la nostra veste battesimale nel Sangue dell’Agnello”, di purificare la nostra fede da compromessi e mezze misure, di scrostare il cuore da comodi egoismi per ritrovare la sensibilità del buon samaritano. Ecco questo è il primo degli impegni, rispetto al quale sostenerci l’un l’altro, donandoci reciproca testimonianza. La programmazione e l’organizzazione, pur importanti, vengono dopo. L’attivismo non raggiunge l’obiettivo se il sale si deteriora, perdendo il proprio sapore. Tenendoci per mano, dunque, rimettiamoci in cammino dietro a Gesù che non fa sconti: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”. Se al fondo dell’esperienza pandemica si risveglierà in noi la gioia di mettere in pratica queste parole di Gesù, allora anche la grande tribolazione acquisterà un senso provvidenziale per la nostra comunità.
dalla Lettera Pastorale dell’Arcivescovo di Udine per l’anno 2020/21
Fonte: Arcidiocesi di Udine