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L’aurora del Grande Pontificato

 

 

Vescovo di MantovaDel radioso meriggio dell’astro – vero Ignis Ardens – che dal cielo di Roma ha illuminato e fecondato l’intero orbe cattolico, Mantova, che L’ebbe Vescovo per nove anni dal 1885 al 1894, ha potuto ammirare la bella aurora che preludeva ai futuri trionfi del Pontificato.

Nel breve, ma sufficiente, periodo episcopale, il Servo di Dio ebbe modo di conoscere l’urgenza di quelle riforme, che poi un giorno avrebbe attuato a beneficio di tutta la Chiesa.

Avvertì che in Diocesi Mantova un corpo di leggi, che precisamente al Clero ed ai fedeli le norme della vita cristiana. Sollecitamente Egli indisse il Sinodo, rimasto con i suoi articoli precisi e pratici una notevole testimonianza delle Sue doti di legislatore.

Da allora entrava in attività la mano sicura e la mente sagace, che più avanti, nella pienezza del potere, avrebbe dato alla Chiesa la Codificazione di tutto il Diritto Canonico e alle Congregazioni pontificie una più organica sistemazione.

Il Papa fondatore dei Seminari Regionali sentì, crediamo, impulso alla provvida iniziativa da quanto Egli fece per rialzare le sorti del Seminario Mantovano, che trovò scarso di vocazione e povero di mezzi. Appena pochi mesi dopo il suo ingresso in Diocesi, il 7 luglio 1885, con una lettera riboccante di zelo, chiamava a raccolta i fedeli per una crociata pro Seminario: si appella al buon cuore dei Mantovani, suggerisce iniziative e attende cooperazione da tutti, ricchi e poveri.

Dice ai poveri: “Vi domando solo ciò che avete: cuore ed amore. So che i vostri danari sono pochi, ma so ancora che voi siete molti; molti grani fanno un cumulo, molte gocce la pioggia, molte note una dolce armonia… Non vi è persona che non possa dare, per il Seminario, un centesimo, un frutto, un legume…“.

Ai ricchi rivolge un invito a larga generosità: “Una volta – Egli scrive – anche le ricche famiglie si gloriavano di dare al Santuario un qualche loro figliolo: che se Dio, ai nostri giorni, come chiamava gli Apostoli dalla barca e dalle reti, fa sentire la Sua voce soltanto sulle povere capanne, chi di voi non vorrà concorrere, almeno con quei beni che Dio vi ha concessi, per conservare la fede? ”.

Alla parola aggiunse l’opera Sua personale.

Del Seminario fu superiore, Insegnante di scienze teologiche, Maestro di Musica sacra, sempre – come poi da Pontefice – generoso Benefattore. Un artistico paramento di stile cinese, donato da Pio X, dice ancora oggi ai nostri chierici le cure paterne di Lui, per questa eletta porzione della Diocesi.

Della restaurazione del canto Gregoriano e di tutta la Musica sacra, che Pio X attuò nel suo pontificato, Mantova ebbe le felici primizie: basti ricordare che il Suo mecenatismo per l’illustre Maestro Perosi è cominciato qui da noi, quando il “tenorino” - così lo chiamavano - era alunno di questo Seminario e già si faceva distinguere con le prime composizioni musicali.

Mantova è stata pure il banco di prova per il movimento Catechistico, che avrebbe distinto l’apostolica attività del grande Pontefice. Nel Sinodo Egli aveva Fissato giorni, orari, testi, classi e regole per l’istruzione ai piccoli e agli adulti; le norme avvalorò con l’esempio, facendosi Egli stesso catechista, spesso improvvisato e sempre gradito per quella Sua oratoria popolare e vivace, che poi in Vaticano avrebbe affollato intorno a Lui i fedeli dei più poveri quartieri romani.

Ministro ordinario della Confermazione, Mons. Sarto provò di frequente la dolcezza dell’incontro con le numerose schiere dei cresimandi. Il Sacramento riuniva quelle tenere creature nella milizia santa della Chiesa, ma a quei piccoli soldati mancava l’arma, che più potevano difenderli; mancava l’Eucaristia.

Pareva che quelle anime, ancora pure, Gli chiedessero il gran dono. Il Vescovo portò in cuore quell’appello di innocenti e, divenuto Papa, lo esaudì, acquistandosi il titolo di Pontefice dell’Eucaristia.

Paterno coi piccoli, il Nostro Beato seppe essere forte coi grandi. Lo provarono i governi di Francia e di Portogallo, quando Pio X condannò le ingiuste leggi di separazione della Chiesa dallo Stato. Questa apostolica fermezza e fortezza l’avevano già esperimentata le Autorità Civili Mantovese, allora che le fece avvisate, come essendo la Religione Cattolica la Religione dello Stato, non le avrebbe ammesse in Cattedrale al Te Deum per il genetliaco di Re Umberto, se avesse voluto dalla Chiesa passare poi alla Sinagoga, come avevano fatto qualche anno addietro.

Ma la severità era per Lui eccezione, norma invece la Bontà; quella bontà che traspariva dal volto aperto, dalla giovialità della parola, dall’ospitalità offerta sempre cordialmente e dalla carità, che sovveniva al bisogno del povero e talvolta anche del nemico più dichiarato.

Se Roma può presentare il Pontificato di Pio X ricco di una multiforme attività, Mantova ricorda con riconoscenza lo zelo indefesso che Egli ha spiegato in suo vantaggio e riascolta commossa quell’addio, con cui il Presule si è separato da lei, rievocando le ricorrenze più belle, che nel fervore del bene avevano cordialmente riuniti Pastore e gregge.

“O Mantova – così la salutava nell’imminenza della separazione – come potrò io pronunciare senza commozione questo nome, che ha fatto per nove anni la mia gioia? Come lasciare la tua Chiesa, il tuo Clero, tanti figli della città e della Diocesi senza ricordare le dimostrazioni di viva fede, con cui riempisti di gaudio il cuore del Vescovo, nelle feste centenarie di Sant’Anselmo di Lucca e specialmente in quelle dell’angelico tuo Luigi Gonzaga, che ebbero una eco in tutte le parti del mondo e per le quali il tuo nome è scritto a caratteri gloriosi nello storia della Chiesa?”

“O miei fratelli nel Sacerdozio – così affettuosamente salutava il Suo Clero – miei Collaboratori, miei amici! Terrò sempre viva la memoria delle benevoli relazioni che passarono fra noi e che troppo presto sono rotte”

Allora, nella lontana brumosa mattina del 22 novembre 1894, la Sua persona si allontanava dai figli di Mantova, ma ora, nella radiosa giornata del 3 giugno, la Diocesi si ravvicina ancora a Lui, prostrata in riconoscente venerazione, e Lo saluta nella gloria celeste dei Beati.

 

 

 



Fonte: Mons. Cabrini Prof. Gaetano, Canonico dalla Cattedrale di Mantova

 

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