Il feeling tra il santuario sul colle di Bonaria e i papi inizia nel 1870, quinto centenario dell'arrivo prodigioso del simulacro della Vergine.
Pio IX, da Roma, benedice i festeggiamenti organizzati da un comitato sotto l'alto patronato del cardinale cagliaritano don Luigi Amat di san Filippo, che finanzia anche l'acquisto delle corone poste il 24 aprile sul capo della Madonna e del Bambino da monsignor Giovanni Iacovacci, vescovo di Eritrea, delegato dal Capitolo vaticano.
Il 13 settembre 1907 è la volta di Pio X a interessarsi di Bonaria per proclamarla, su richiesta dell'episcopato sardo, Patrona Massima della Sardegna.
Nel 1926, Pio XI è il "padrino" dell'inaugurazione della grande basilica, la cui costruzione era iniziata nel 1704. Il Papa si fa rappresentare dal cardinale Gaetano Bisleti, che il 22 aprile presiede il solenne rito inaugurale.
Il 1958 ricorre il cinquantesimo della proclamazione della Madonna di Bonaria a Patrona Massima della Sardegna. Il 24 aprile, sorpresa per migliaia di fedeli che gremiscono il piazzale antistante la basilica: alle 19,30, Radio Vaticana, collegata con la Rai, trasmette in diretta il radiomessaggio di Pio XII. Un discorso che "nel contempo - scrivono i mercedari - è un inno di lode alla Madre di Dio e un riconoscimento della fede sarda nei confronti della Patrona".
L'8 dicembre 1960 riapre il santuario sottoposto per alcuni anni a radicali lavori - diretti da Gina Baldracchini - per riportare il monumento agli antichi splendori. Colpo di teatro quando l'arcivescovo Paolo Botto legge un messaggio autografo di Giovanni XXIII, che benedice "le care popolazioni infervorate dalle cerimonie in onore della Madre di Dio, la quale veglia, difende e illumina la fede dei suoi devoti figli della Sardegna". Originale la firma: "Joannes XXIII, Pellegrino umile devoto a Bonaria dove celebrò la S. Messa il 29 ottobre 1921".
Fonte: m.g. su La Nuova Sardegna
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