Un bambino che sognava di fare il muratore, diventato missionario e arricchito dal dono della sofferenza: Padre Rino Martignago nel quarantesimo del suo sacerdozio.
Rino, un bambino magrolino, generoso, simpatico, semplice, alquanto schivo! Proveniva da Maser (località famosa per la sua prestigiosa Villa, capolavoro dell'arch. A. Palladio), contrada Muliparte. Era venuto ad abitare a Riese Pio X nel 1957 coi genitori, i fratelli Linda, Antonio e Armando, e i due nonni.
Una famiglia di contadini numerosa e povera, ma ricca di valori che i suoi genitori Egidio e Bruna, vivevano nella fede cristiana, insieme a tanti sacrifici, e che cercavano di trasmettere ai loro figli con la costante collaborazione della nonna. Rino aveva frequentato, la quarta elementare ad Altivole, perchè più vicina, ma in quinta ci siamo trovati insieme a scuola ai Riese, sotto la valida guida del maestro Ferdinando Carraio.
Ho fatto da subito amicizia con Rino, perché, a cavalcioni delle nostre sgangherate biciclette, dovevamo percorrere assieme un buon tratto di strada, che allora era un viottolo di campagna, delimitato da ruscelli con numerosi alberi, sotto i quali ci siamo spesso fermati, senza preoccupazione di orario, a condividere problemi e sogni circa il futuro.
Allora, infatti, per la stragrande maggioranza dei ragazzi, la quinta elementare era l'ultimo anno di scuola. Poi si doveva pensare al lavoro, e se pur molto giovani, a cosa fare della propria vita. Rino, me l'aveva ripetuto spesso, che voleva fare il muratore. Lo diceva con cipiglio di ragazzo responsabile e concreto da cui traspariva una certa qual sicurezza di decisione. Io, entusiasmato dal catechista e dall'esempio di qualche compagno, avevo espresso la mia intenzione di entrare in seminario.
Rino, un paio di giorni dopo la confidenza del mio segreto, mi disse di averci ripensato e di voler entrare anche lui in seminario per diventare prete. Occorreva far presto. Eravamo a giugno, e dovevamo prepararci agli esami di "ammissione" per settembre (come si usava allora), per poi cominciare il ginnasio. Infatti gli anni che seguirono ci videro sempre assidui compagni di studio e di formazione (per me tuttavia il Signore ha disposto diversamente e ora, dentro una vita di famiglia, sono disponibile a prestare diversi servizi alla mia parrocchia).
Rino, dopo la quinta ginnasio nel seminario a Treviso, sentì l'impegnativo invito a diventare missionario e, nella sua generosa disponibilità, entrò nella Congregazione dei Missionari Oblati di Maria Immacolata (OMI). Le sue tappe formative furono: un primo breve soggiorno estivo ad Andrich di Vallada Agordina (BL), poi la comunità del Centro Giovanile di Marino (Roma), il Noviziato a Frascati e I'Università del Laterano a Roma.
Padre Rino, quando c'incontravamo nelle pause di studio o di impegno missionario, mi ripeteva una frase che era il suo programma di vita: "Io ho dato tutto al Signore e qualunque cosa accada, sono sereno, ci pensa lui". Ordinato Sacerdote nella chiesa arcipretale di Riese Pio X, santuario di San Pio X, il 17 maggio 1975, fin da subito fu solerte e instancabile sacerdote missionario, la cui storia si può così riassumere: 18 anni in Uruguay, 5 anni in Paraguay e 5 in Guatemala e il resto di "missionario... in croce".
Durante uno dei suoi numerosi viaggi missionari arditi e solitari, percorsi a cavallo o con altri mezzi di fortuna, improvvisamente venne colpito da ictus cerebrale e, pur non avendo mai perso conoscenza, questo gli provocò gravi e permanenti danni fisici. Ora si trova, da diversi anni ormai, a san Giorgio Canavese (Torino) presso un Istituto dei Missionari Oblati, dove è costantemente seguito da Padre Giorgio Scopellini e accudito da altro personale.
Per interessamento di Mons. Giorgio Piva, arciprete di Riese Pio X, aiutato dalla sorella di P. Rino, Linda, ai quali va tutto il nostro plauso per la puntuale organizzazione, curata con tanto amore e finezza in tutti i dettagli, con il contributo anche della Comunità degli Oblati e della Comunità parrocchiale di Riese Pio X, si è voluto festeggiare il 40° di sacerdozio di Padre Rino, assieme a tante persone, amici e parenti che gli sono state vicine nel tempo, provenienti da Maser, (suo paese natale), da Riese Pio X, da Loria, da Altivole, da Fonte, Valeggio sul Mincio (VR)…
Così il 6 giugno scorso, circa una quarantina di persone in pullman, si è recata a San Giorgio Canavese; sono partite di buon mattino, unite in spirito di fraternità e solidarietà, per abbracciare in modo cordiale e festoso Padre Rino, con cui si è condivisa la celebrazione eucaristica attivamente partecipata da tutti. Anche Padre Rino, nonostante le sue infermità, ha concelebrato assieme al parroco di Riese Pio X, e ad un confratello, Padre Mario Amedeo.
È seguito il saluto a Padre Rino di ogni convenuto, con offerte di vari doni; un dono particolare gli è stato dato dal Gruppo Missionario di Riese Pio X rappresentato da Diana Berno; gli è stata pure consegnata una pergamena con la benedizione di Papa Francesco. Pur nella sua infermità, Padre Rino appariva felice, estasiato. Abbiamo poi condiviso il pranzo, come coronamento della festa di questo importante traguardo: i quarant'anni di sacerdozio.
Per comprendere, tuttavia, l'attuale situazione di Padre Rino, il quale anche nella sua infermità, continua a fare il missionario, mi sembra indispensabile riportare le parole, stilate dalla sensibilità cristiana della sorella Linda, con la collaborazione di una sua cara amica. Un messaggio che è stato letto dal sottoscritto, con emozione, al termine della santa Messa, e che solo una vera mentalità di fede lo si può apprezzare, condividere e farne tesoro di vita.
“Perché, Padre Rino, siamo convenuti qui, numerosi, accanto a te? Per festeggiare i tuoi 40 di sacerdozio e ringraziare il buon Dio per questo grande dono che, con te, ha fatto a ciascuno di noi. 40 anni preziosi, lungo i quali abbiamo potuto sperimentare, attraverso la tua testimonianza viva, che cosa significhi essere incontrati da Gesù, colmati del Suo Spirito e, con l’odore delle pecore addosso, come dice Papa Francesco, raggiungere le più lontane periferie del mondo, in particolare del Sud America, perché nessuno manchi della Sua Parola vitale, del Suo Amore misericordioso, della Sua Bontà infinita.
Perché nessuno manchi ai pascoli del Cielo. Grazie, Padre Rino! E grazie ancor di più, per aver aperto il tuo cuore - ora sono più di 12 anni - all’inattesa, imprevedibile, ulteriore visita di Nostro Signore, che ti invitava a “riposarti”, dopo tanto camminare, in una nuova “terra”, in un nuovo “pianeta”: il pianeta della sofferenza.
Una chiamata nella chiamata. E tu l’hai accolta, dapprima con smarrimento (il prezzo era troppo alto) poi con un SÌ pieno, mettendo la tua povertà nelle Sue mani, nella consapevolezza che la tua missione sarebbe continuata, in un modo diverso, certamente, forse più sofferto, ma più profondo, più puro, trasformandoti in un pastore più vicino al cuore della gente, al nostro cuore.
Un pastore capace di condividere e di compatire il nostro dolore, la nostra fatica, portandoli nel cuore e trasformandoli in preghiera…
E un nuovo orizzonte di luce si è aperto, in un mondo malato di tristezza e di angoscia. Grazie, grazie, Padre Rino!
Un grazie gioioso e riconoscente che affidiamo a Maria, la vergine del Magnificat. I tuoi familiari, parenti e amici tutti, le parrocchie di Maser e di Riese Pio X.”
Fonte: Nazzareno Petrin su Ignis Ardens Maggio-Giugno 2015