Il dibattito si anima
Da allora ad oggi, cioè negli ultimi vent’anni, la conoscenza di Pio X e del suo tempo ha fatto molti progressi grazie a ricerche, studi (alcuni di gran mole), convegni che hanno scavato in varie direzioni, fornendo agli studiosi documenti finora sconosciuti e soprattutto nuove e più fondate ipotesi interpretative. Nel 1998 sono apparsi i risultati dell’indagine di Giovanni Vian sulle visite apostoliche alle diocesi e ai seminari d’Italia14.
Questa delle ispezioni a strutture diocesane e seminaristiche fu un’iniziativa senza precedenti, suggerita al papa, che era arrivato a Roma con molti dubbi sullo stato di salute della Chiesa, dalla necessità di verificare direttamente se questi suoi timori fossero fondati.
Le visite durarono l’intero arco del pontificato e riguardarono, con pochissime eccezioni, tutte le diocesi italiane. Condotte prevalentemente da religiosi, per la verità non sempre all’altezza del compito loro affidato, diedero comunque al papa un risultato sconfortante, mettendo in luce una situazione disastrosa, soprattutto nelle diocesi del meridione d’Italia, che condusse alla rimozione di non pochi vescovi e di numerosi rettori o professori di seminario. Queste allarmanti relazioni dei visitatori affluirono a Roma mentre si aggravava la vicenda modernista, inducendo probabilmente nel papa – che le leggeva personalmente una per una e nei casi più delicati indicava le misure da adottare – la convinzione della necessità di un intervento disciplinare drastico per salvare il cattolicesimo dal rischio del naufragio.
Ma l’energia mostrata da Pio X era rivolta a proiettare la Chiesa verso il futuro o tendeva a riportarla al passato? L’opinione di Vian era che guardasse al passato, che tendesse ad una «restaurazione» della vecchia societas cristiana pre-moderna. Questo giudizio negativo sul papa veneto era sotteso anche alla sovrabbondante letteratura sul modernismo che era fiorita dopo il Concilio Vaticano II, particolarmente in ambito italiano e francese15, tendente ad enfatizzare e a vedere come fulcro del pontificato quasi soltanto l’azione repressiva, gli interventi disciplinari volti a bloccare i tentativi di rinnovamento e apertura alla modernità dei giovani novatori modernisti.
Altri storici, però, affrontando questo pontificato da altri punti di vista, giungevano a diverse conclusioni, molto più sfumate. Aiutò ad allargare il campo visuale la benemerita iniziativa dell’Archivio Segreto Vaticano tesa a pubblicare e a mettere a disposizione degli studiosi un vastissimo materiale documentario fino a quel momento inedito, conservato per la maggior parte nei fondi vaticani16.
Questa documentazione dimostrò che Pio X tenne sempre saldamente nelle sue mani il governo della Chiesa, che la sua segreteria personale, nota come «segreteriola», operò sempre sotto il suo stretto controllo, che non era più possibile cercare di alleggerire le responsabilità del papa scaricandole sui subordinati.
Ma confermò anche che il progetto di riforma e purificazione morale della Chiesa procedette nonostante difficoltà, intralci, opposizioni. Gli studi sulla riforma dei seminari accertarono, infatti, che l’impatto dei suoi interventi sulla formazione del clero, le cui condizioni culturali e morali erano quanto mai depresse, non solo fu molto forte, ma fu benefico e positivo17. E non solo in Italia ma anche in altre aree del globo, come l’America Latina, dove la fine dell’Impero coloniale spagnolo e la nascita dei nuovi governi repubblicani aveva lasciato una chiesa allo sbando, senza punti di riferimento18.
Dal complesso di questi studi emerse insomma che il punto di svolta del decennio di governo di Giuseppe Sarto erano la riforma istituzionale e morale del cattolicesimo, riportato sotto il controllo del pontificato romano. In anni in cui un mondo stava crollando e un altro stava nascendo, mentre ci si avvicinava quasi fatalmente alla guerra, la Chiesa si attrezzava in previsione del futuro, archiviando definitivamente la stagione del temporalismo e proponendosi come una sorta di «stato sovrannazionale delle anime» saldamente governato da Roma, pur non essendo ancora chiarito lo statuto internazionale della Santa Sede a causa dell’irrisolto conflitto con il Regno d’Italia causato dalla fine traumatica dello Stato pontificio, avvenuta il 20 settembre 1870.
In questa prospettiva la vicenda modernista, senza perdere di importanza, veniva derubricata da episodio centrale del pontificato a momento di un più ampio e generale ripensamento della Chiesa nel suo confronto con la modernità.
L’importanza delle riforme
Due convegni di studio, con partecipazione di una folta e qualificata schiera di storici, italiani e stranieri, svoltisi il primo a Treviso nel 2000 e il secondo a Venezia nel 200519, ripensarono Pio X in questa prospettiva. Il confronto degli studiosi fece emergere che il progetto riformatore del pontefice era di ampia portata e non rivolto soltanto alla «restaurazione» della società cristiana premoderna, cioè al passato.
Il disegno tendeva ad uniformare il funzionamento dell’organizzazione ecclesiastica a quello dei moderni stati civili post-rivoluzionari sul piano dell’efficienza amministrativa, della divisione dei poteri, della razionalizzazione del governo ecclesiastico. La riforma della Curia romana – mai ritoccata dentro un progetto complessivo dopo la sua nascita, avvenuta più di tre secoli prima – fu realizzata nel 1908 con la costituzione Sapienti consilio che trasformò un organismo ancora legato al modello in vigore quando la chiesa doveva amministrare uno stato temporale, in strumento al servizio del solo governo delle anime.
Al vertice delle 11 congregazioni (sembra che il papa volesse chiamarli ministeri, per rimarcare l’affinità con i governi civili) troviamo così il Sant’Ufficio con a capo il papa, cioè l’organismo deputato a conservare il depositum fidei, l’unico fattore unificante della Chiesa romana. Invece la Segreteria di Stato, l’organismo politico della Curia, che tanta importanza aveva avuto al tempo di Leone XIII, quando era guidata da Rampolla del Tindaro, poi grande sconfitto nel conclave del 1903, veniva declassata a semplice ufficio, per rimarcare che, non la politica, ma la fede era al centro della chiesa del futuro.
E infatti Pio X si tenne alla larga dalla politica internazionale, senza tralasciare però di intessere relazioni e collegamenti finalizzati a rafforzare, dove c’era già, o ad avviare, dove non c’era ancora, la presenza di istituzioni ecclesiastiche. E’ ben nota la linea di condotta che tenne davanti alla crisi francese: nessun sotterfugio, nessun calcolo, nessuna ricerca di intese politiche. Lasciò che le cose andassero per loro conto, pago di riprendere il controllo, dopo la fine del concordato, delle nomine episcopali.
Oggi sappiamo che la scelta di Pio X dischiuse una delle stagioni più felici del cattolicesimo francese. Ebbero termine tutte le superstiti nostalgie gallicane, l’episcopato si strinse sempre più attorno a Roma, la Chiesa fu impoverita materialmente, ma si arricchì d’una maggiore forza interiore, la cultura cattolica francese ne ricevette un impulso decisivo. Proprio in quella che era stata la culla dell’idea d’una Chiesa nazionale distinta da Roma, riprendeva corpo, per impulso della decisione pontificia, l’universalità del cattolicesimo.
Va segnalato perciò in tutto il suo operato una sorta di «idealismo anti-temporalistico» che costituisce un’autentica novità nei rapporti fra Chiesa e mondo, e rappresenta probabilmente il fatto veramente rivoluzionario del suo pontificato. In altri casi invece ruppe l’isolamento della Chiesa avviando relazioni che si sarebbero rivelate feconde in seguito: mandò nel 1911 una delegazione vaticana in Inghilterra, sgelando i rapporti con quel governo e ne inviò una anche in Giappone, guidata da un vescovo americano, che ottenne il permesso di avviare a Tokyo un istituto cattolico di studi superiori dal quale nascerà poi quella che oggi è la Sophia University.
Anche in America Latina cambiò la linea dei predecessori, puntando non su concordati con i governi ma al rinnovamento dei quadri episcopali e al miglioramento del clero. Ai rapporti di vertice preferì insomma i rapporti di base, impartendo precise istruzioni ai nunzi, che dovevano frequentare meno le ambasciate e di più le diocesi e le parrocchie, per riferirne poi a Roma. Sotto il suo pontificato avvenne la prima nomina cardinalizia del Sud America: quella del vescovo di Rio de Janeiro Joaquim Albuquerque Cavalcanti.
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Note:
- Giovanni Vian, La riforma della Chiesa per la restaurazione cristiana della società. Le visite apostoliche delle diocesi e dei seminari d’Italia promosse durante il pontificato di Pio X, 2 voll., Herder (Italia Sacra, 58), Roma.
- Mi limiterò qui a segnalare le principali pubblicazioni sul modernismo apparse in Italia o comunque in lingua italiana: Giovanni Vian, Il modernismo. La Chiesa cattolica in conflitto con la modernità, Carocci, Roma, 2012; La condanna del modernismo. Documenti, interpretazioni, conseguenze, a cura di Claus Arnold e Giovanni Vian, Viella, Roma, 2010; Guido Verucc i, L’eresia del Novecento. La Chiesa e la repressione del modernismo in Italia, Einaudi, Torino, 2010; Il modernismo in Italia e in Germania nel contesto europeo, a cura di M. Nicoletti e O. Weiss, il Mulino, Bologna, 2010; Giovanni Sale, «La Civiltà Cattolica» nella crisi modernista (1900-1907), Jaca Book, Milano, 2001; Il modernismo tra cristianità e secolarizzazione, a cura di Alfonso Botti e Rocco Cerrato, Atti del convegno internazionale di Urbino, 1-4 ottobre 1997, Quattro Venti, Urbino, 2000; Guglielmo Forni Rosa, Il dibattito sul modernismo religioso, Laterza, Roma-Bari, 2000; Maurilio Guasco, Modernismo, i fatti, le idee, i personaggi, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI), 1995; Paolo Marangon, Il modernismo di Antonio Fogazzaro, il Mulino-Istituto Italiano per gli Studi Storici, Bologna-Napoli, 1998; Annibale Zambarbieri, Il cattolicesimo tra crisi e rinnovamento. Ernesto Buonaiuti e Enrico Rosa nella prima fase della polemica modernista, Morcelliana, Brescia, 1978. All’origine della riscoperta del modernismo vanno posti Pietro Scoppola, Crisi modernista e rinnovamento cattolico in Italia, il Mulino, Bologna, 1962, Émile Poulat, Storia, dogma e critica nella crisi modernista, Morcelliana, Brescia, 1967 (edizione originale francese del 1962), Michele Ranchetti, Cultura e riforma religiosa nella storia del modernismo, Einaudi, Torino, 1963, nonché i numerosi volumi sull’argomento di Lorenzo Bedeschi, cui si deve anche la rivista Fonti e Documenti edita dall’Istituto di Storia dell’Università di Urbino, che tra il 1972 e il 2011 ha pubblicato 30 voluminosi fascicoli di documenti quasi interamente dedicati alla vicenda modernista.
- Alejandro M. Dieguez, L’archivio particolare di Pio X. Cenni storici e inventario, Collectanea Archivi Vaticani, 51, Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano, 2003; Alejandro M. Dieguez, Sergio Pagano, Le carte del «Sacro tavolo». Aspetti del Pontificato di Pio X dai documenti del suo archivio privato, 2 voll., Collectanea Archivi Vaticani, 60, Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano, 2006; Alejandro M. Dieguez, Carte Pio X. Scritti, omelie, conferenze e letture di Giuseppe Sarto, Cenni storici, inventario e appendice documentaria, Collectanea Archivi Vaticani, 71, Archivio Segreto Vaticano, Città del Vaticano, 2010.
- Maurilio Guasco, Seminari e clero nel ’900, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (Milano), 1990; Mario Casella, Pio X e la riforma dei seminari a Roma, Studium, Roma, 2001.
- Gianni La Bella, Roma e l’America Latina. Il Resurgimiento cattolico sudamericano, Guerini e Associati, Milano, 2011.
- Gianni La Bella (cur.), Pio X e il suo tempo, Atti del convegno internazionale, Treviso 22-24 novembre 2000, il Mulino, Bologna, 2003; Arturo Cattaneo (cur.), L’eredità giuridica di San Pio X, Atti del convegno internazionale, Venezia 19-20 maggio 2005, Marcianum Press, Venezia.
Fonte: Gianpaolo Romanato, Università di Padova (Italia), Pontificio Comitato di Studi Storici (Città del Vaticano).
Pubblicato da: ANUARIO DE HISTORIA DE LA IGLESIA / VOL 23 / 2014 / 153-167. ISSN 1133-0104
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