Santa Giuseppina Bakhita (1868-1947) è nata in Sudan. Non sappiamo quale nome le abbia dato la sua famiglia perché quando aveva circa 9 anni, gli schiavisti arabi l'hanno rapita e venduta. Non ha mai più visto la sua famiglia.
Un mercante di schiavi le diede il nome di Bakhita, che significa "fortunata". Fu venduta e rivenduta fino a quando, a circa 15 anni, fu acquistata da un console italiano che la liberò. Quando lui tornò in Italia nel 1885, invitò Bahkita a venire. In Italia ha trovato lavoro occupandosi di una bambina.
Ha quindi accompagnato la bambina in un convento dove le suore le insegnavano il catechismo per prepararla alla Prima Comunione. Bakhita sentì qualcosa di ciò che veniva insegnato ai bambini e fece impressione su di lei. Ha chiesto alle suore di istruire anche lei.
Il 9 gennaio 1890, Bakhita fu battezzata, ricevette la sua Prima Comunione e fu cresimata, tutto nello stesso giorno, e tutte le cerimonie sono state celebrate dal Patriarca di Venezia, il Cardinale Giuseppe Sarto, meglio conosciuto come il futuro Papa San Pio X.
Bahkita, ora conosciuta come Giuseppina, è diventata una delle Figlie della Carità Canossiane a Verona. Ha lavorato come cuoca e come guardiana del convento. Suor Giuseppina aveva il dono di saper dare conforto agli ammalati e a coloro che soffrivano, e ad assistere i poveri. Quelli che bussavano alla porta del convento hanno detto che le sue preghiere hanno provocato miracoli.
Sul suo letto di morte, avvenuta l'8 febbraio 1947 a Schio, suor Giuseppina fu presa dal delirio e pensò di essere di nuovo una schiava. Continuava a ripetere, "Per favore, le catene sono così strette. Per favore allentale".
Papa Giovanni Paolo II ha canonizzato Giuseppina nel 2000. Mentre si unisce ai santi africani, è l'unica santa della Chiesa cattolica del Sudan.
Fonte: Thomas Craughwell in National Catholic Register (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.
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