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L'attività Catechistica di San Pio X (parte 2)

 

Vescovo di MantovaGiuseppe Sarto Vescovo di Mantova.San Pio X è giustamente noto per molte cose: la lotta al modernismo, l'abbassamento dell'età della Prima Comunione, e la formulazione del Codice di Diritto Canonico tra le altre. Quello che oggi è forse meno noto è il suo intenso lavoro catechetico. Questo articolo, scritto nel 1953 da don Silvio Riva, fornisce qualche informazione in questo aspetto della sua vita e pontificato. (Questa è la seconda parte; leggi la prima)

 

Il Papa della catechesi

C'è una data nella vita di Pio X, e di conseguenza nella storia della Chiesa, che ha una particolare importanza, poiché proietta il vigore apostolico di San Pietro e San Paolo, di San Giovanni Crisostomo e di Sant'Agostino: 15 Aprile 1905. Il mondo cattolico riceve da Pio X un regalo eminente: l'Enciclica Acerbo Nimis sull'insegnamento della dottrina cristiana. Alcuni dei suoi augusti predecessori hanno dato regole esortative per la catechesi, ma il compito di dare un trattamento completo nei suoi aspetti teologici, morali, giuridici e pastorali è stato devoluto a lui.


Anche ora [nel 1953], la sua enciclica costituisce il codice del Catechismo della Chiesa cattolica, e la successiva legislazione ha attinto da questa fonte, incluso il Codice di Diritto Canonico redatto sotto la sua autorità e promulgato da Benedetto XV.


Una breve sintesi del documento chiarirà in modo efficace il contenuto pastorale e sociale del suo pensiero catechetico, espresso ufficialmente in un momento storico in cui la Massoneria, che aveva preso il potere politico in diverse nazioni cristiane, “aveva attaccato in particolare le scuole pubbliche, per allevare nuove generazioni non solo ignoranti“, ha sottolineato mons. Lorenzo Pavanelli, eminente specialista sui problemi della catechesi alla luce dell'insegnamento di San Pio X, "ma anche risolutamente ostili alla Cristianità vera e autentica, vale a dire, al cattolicesimo. Anche in Italia, con regolamenti astuti e stratagemmi subdoli che violavano lo spirito e la lettera della normativa di legge, ogni insegnamento e preghiera cristiana sono stati guidati in maniera settaria fuori da tutte le scuole, anche dai gradi inferiori”.


C'era da una parte un massiccio fronte ostile al catechismo a scuola, anche nella scuola elementare, che adduceva ragioni come l'incompetenza dei sacerdoti, il cui insegnamento religioso doveva restare all'interno dei confini della Chiesa e non devono profanare questo insegnamento dandolo nelle scuole pubbliche; e d'altra parte, c'era un'avversione non meno ostile verso il testo del catechismo in sé, composto com'era secondo criteri didattici inferiori a quelli praticati a scuola. Tali accuse sono state sostenute da fazioni nel nostro campo, e forse anche da elementi del clero, che ignoravano il gioco dell'avversario.


In effetti, la situazione didattica del catechismo - un catechismo per tutti i gradi - sembrava delicata e vulnerabile. La catechesi a scuola non si inseriva nella struttura didattica delle altre discipline a causa della sua metodologia insufficiente e rudimentale, perché il criterio catechistico di domande e risposte apprese esclusivamente a memoria non era il più indicato per la scolarizzazione in quel momento. Per le stesse ragioni sono anche arrivati al punto di denunciare le carenze della catechesi parrocchiale, e nel parlamento italiano si è sollevata una voce blasfema di condanna e disprezzo che superava i limiti della metodologia e passava la linea del contenuto dottrinale e del potere d'insegnamento della Chiesa. Infine, l'insegnamento della religione è stato bandito dalle scuole italiane.


Pio X è l'uomo messo dalla Provvidenza a risollevare il destino del catechismo, a partire dalle parrocchie e dalle diocesi, per essere poi pronto e idoneo a tenere un posto a scuola con dignità e onore. Ha preso l'idea di una scuola di catechismo sulla base del pensiero e delle regole di San Carlo Borromeo, ma una scuola in linea con i tempi, una scuola come doveva essere, con le sue regole didattiche e tecniche, con il suo spirito pedagogico purificato e rifinito dai tesori educativi della Chiesa e dei suoi santi educatori, alla cui guida guardava con fervore.


Sarebbe difficile formarsi una idea giusta dell'enciclica catechetica di Pio X, senza tenere a mente questi fattori determinanti stabiliti dalle circostanze, e in particolare dall'acuità pedagogica e apostolica di questo Pontefice, che ha realizzato il desiderio della Chiesa della perfezione nel dominio della catechesi. Il programma di questo documento è

“il rinnovo del mandato all'insegnamento della Chiesa sviluppandolo nel quadro dell'epoca, con l'adozione dei migliori risultati pedagogici e didattici, imprimendo in tal modo sulla catechesi un'organizzazione che trasforma la parrocchia in un'autentica autorità di insegnamento catechetico“.

L'enciclica è quindi un breve trattato di catechesi pastorale, di legislazione catechistica, e di organizzazione, come era richiesto dalle esigenze del nascente 20° secolo.


L'enciclica inizia con un'analisi della decadenza religiosa causata dalla “ignoranza delle cose divine”, che porta gli uomini all'insensibilità del bene e del male. Questo porta alla corruzione dei costumi, in cui ogni affetto dell'uomo è rivolto a un amore di vanità e inganno, e gli uomini si allontanano dai sentieri della giustizia. Pio X vede “la conoscenza delle cose divine” come l'unica guida in grado di orientare la volontà errante dell'uomo, e non lo fa esitare ad affermare che “l'obbligo di dissipare questa ignoranza più perniciosa ... è in capo a tutti coloro che sono pastori di anime”, secondo il comando di Cristo. L'enciclica poi traccia la figura evangelica del sacerdote come insegnante e catechista, come propagatore della dottrina di Gesù Cristo e salvatore della famiglia umana, assetata di luce e verità. In effetti, Pio X afferma con franchezza apostolica:

«... per un sacerdote non c'è nessun dovere più importante né obbligo più vincolante di questo .... Se ciò che abbiamo appena detto è applicabile a tutti i sacerdoti, non si applica con uguale forza a coloro che possiedono il titolo e l'autorità dei parroci, e che, in virtù del loro rango e in un certo senso, in virtù di un contratto, ricoprono la carica di pastori d'anime? Questi sono, in una certa misura, i pastori e maestri nominati da Cristo, affinché i fedeli non siano come “bambini, sballottati avanti e indietro e trascinati via da ogni vento di dottrina ideato nella malvagità degli uomini ...» (§§9, 10).


L'enciclica, in riferimento ai parroci, espone regole sagge sul magistero catechistico. Ricorda che l'insegnamento del catechismo viene prima della spiegazione del Vangelo, perché:

«Il sermone del Santo Vangelo si rivolge a coloro che avrebbero dovuto già aver ricevuto la conoscenza degli elementi di fede. E', per così dire, pane spezzato per gli adulti. L'istruzione catechistica, d'altra parte, è quel latte che l'apostolo Pietro voleva che i fedeli desiderassero in tutta semplicità, come bambini appena nati» (§12).


Pio X poi trova opportuno fornire le linee generali di una lezione di catechismo in grado davvero di dar luogo a cambiamenti nella vita:

«Il compito del catechista è prendere una o l'altra delle verità di fede o di morale cristiana e poi spiegarla in tutte le sue parti; e dal momento che il cambiamento della vita è lo scopo principale della sua istruzione, il catechista deve necessariamente fare un confronto tra ciò che ci comanda Dio di fare e ciò che è la nostra condotta reale. Dopo questo, userà esempi presi opportunamente dalla Sacra Scrittura, dalla storia della Chiesa, e dalle vite dei santi, spronando così i suoi ascoltatori e indicando chiaramente a loro come devono regolare il proprio comportamento. Dovrebbe, in conclusione, esortare seriamente tutti i presenti a temere ed evitare vizio e a praticare la virtù». (§13)


Nella chiara concezione pedagogica di Pio X, la lezione si compone di quattro parti:

  • La prima si appella alla mente da parte dell'esposizione orale e vivace del maestro, in cui egli esamina la particolare verità in tutte le sue parti. In questa parte, domina l'aspetto di insegnamento del catechismo, distinto dal mero moralismo, in cui la dottrina è assente e la mente rimane inattiva. Il Pontefice ama la catechesi forte e semplice, che chiede sia dispensata con estrema chiarezza e semplicità.
  • Una volta che è stata esposta la verità, segue la sua applicazione alla vita pratica: ciò richiede un atto interiore di riflessione e verifica, impegnando la comprensione e facilitando l'assimilazione ed il possesso della verità. Equivale a un esame di coscienza iniettato rapidamente nella lezione di catechismo, la cui efficacia è incalcolabile.
  • La mente che prima era titubante circa una verità di fede ora cerca sostegno e conferma in esempi vivi e pratici che si estendono oltre la conoscenza religiosa in quanto tale e si traducono nella vita degli uomini, come rappresentata nella letteratura sacra, o in affidabile verità storica che costituisce letteratura per edificazione e incoraggiamento. Questo è l'appello alla sensibilità, che riceve così tanta enfasi nella pedagogia contemporanea. Il cuore ha il suo ruolo nella catechesi, come in tutto l'insegnamento, e Pio X, con l'equilibrio sensibile che lo caratterizza, lo assegna con discrezione al suo posto in modo che possa svolgere la sua funzione.
  • La quarta parte è riservata alla volontà, di cui Pio X dimostra di avere una concezione alta e sovrana, perché è la spina dorsale dell'uomo. L'esortazione finale che desidera come conclusione della lezione è volitiva, perché una volta che i motivi per l'azione sono stati esposti e illustrati, non rimane niente, se non esortare gli alunni a metterli in pratica. Vale la pena sottolineare il senso comune di queste applicazioni volitive, perché non finiscono in esortazioni fredde e illogiche; sono innestate su tronco vivo della lezione, dove sono state definite le basi della dottrina e, quindi, della motivazione. La psicologia volitiva contemporanea esalta giustamente il carattere indispensabile della motivazione che persuade la comprensione e scopre ad essa la bellezza della verità, che diventa amabile attraverso l'ufficio del cuore: da qui alla volontà, il passo è breve.


Senza alcuna sfoggio di erudizione pedagogica, Pio X riassume il meglio delle conoscenze della Chiesa Cattolica sull'istruzione trasmessa dall'esperienza delle persone con più reputazione degne della fiducia delle scuole cristiane. Ancora oggi, quasi mezzo secolo dopo la promulgazione di questa enciclica, è sorprendente intravedere tanta freschezza, vigore e verità, e bisogna ammettere che alcuni santi possono insegnare a ogni età e offrire, in estrema sintesi, il principio vitale di ciò che gli uomini faranno in seguito.


Dopo aver delineato la lezione, Pio X conferma la natura orale dell'insegnamento catechetico: “La fede poi dipende dal sentire, e dal sentire la parola di Cristo” (Rm 10,17, citato in §16.). E' da questa verità che è stato sviluppato un programma accademico per l'istruzione catechistica e messo in atto da una manciata di sacerdoti apostolici che erano in grado di adattare l'insegnamento del catechismo all'ambiente della scuola, organizzato in gradi paralleli alle classi della scuola pubblica, con professori, un programma di studi, libri di testo, registrazione, gradi, manuali degli insegnanti, materiale didattico integrativo; con un ufficio, una segreteria, esami e concorsi, premi e feste, celebrazioni e apostolato.


Infine, l'enciclica stabilisce le norme e le direttive per i parroci, concludendo con un fervente appello al dovere di preparazione pedagogica, che occupa ancora oggi la parte del leone degli sforzi di catechesi:

«Non vogliamo però dare l'impressione che questa semplicità studiata nell'impartire istruzioni non richieda lavoro e meditazione; al contrario, ne richiede entrambi più di qualsiasi altro tipo di predicazione. E' molto più facile trovare un predicatore in grado di fare un sermone eloquente e elaborato, che un catechista che può dare un'istruzione catechetica, che sia lodevole in ogni dettaglio.

Non importa quale facilità naturale di idee e linguaggio possa avere una persona, gli si ricordi sempre che non sarà mai in grado di insegnare la dottrina cristiana ai bambini o agli adulti senza prima dedicarsi a studio e preparazione molto curati. Si sbaglia chi pensa che a causa di inesperienza e mancanza di formazione delle persone il lavoro di catechesi possa essere eseguito in modo sciatto.

Al contrario, meno sono istruiti gli ascoltatori, tanto più zelo e diligenza devono essere impiegati per adattare le verità sublimi alle loro menti non addestrate; queste verità, infatti, superano di gran lunga la comprensione naturale del popolo, ma devono essere conosciute da tutti, ignoranti e colti, in modo che essi possano giungere alla felicità eterna». (§ 26)


Pio X ripete questo punto più volte nell'enciclica, persuaso che una feconda catechesi sia in gran parte il seguito di una preparazione adeguata agli alunni: senza volerlo, ha descritto se stesso, don Giuseppe Sarto, poi Vescovo, patriarca e, infine Papa, mentre preparava le sue lezioni di catechismo a Tombolo, Salzano, Mantova e Venezia, e anche quelle che ha dato dalla cattedra di Pietro, proprio in questo modo.

 

 Segue.

 


Fonte: Don Silvio Riva, 1953 su Le Courrier de Rome

Pubblicato in Angelus (> English text) - Traduzione di Franco Pellizzari.

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