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«Merry del Val. Il cardinale che servì quattro Papi», la biografia

Merry del Val

La biografia di Roberto de Mattei

Il cardinale Rafael Merry del Val è una figura più amata che conosciuta, anche tra coloro che recitano le sue celebri Litanie dell’Umiltà. Malgrado il ruolo chiave svolto da Merry del Val all’interno della Chiesa, su di lui esistono pochi libri, per lo più di taglio apologetico-divulgativo, tra cui una biografia, ormai esaurita, in lingua italiana pubblicata nel 1933, a firma di mons. Pio Cenci, archivista dell’Archivio Segreto Vaticano, con la prefazione del card. Eugenio Pacelli, allora segretario di Stato di Pio XI.

Roberto de Mattei, con il libro appena uscito per le Edizioni Sugarco, Merry del Val. Il cardinale che servì quattro Papi, colma ora questa lacuna, offrendoci una biografia di 470 pagine, condotta con rigore scientifico, ma di avvincente lettura.

L’opera di de Mattei segue passo passo la vita del cardinale, nato nel 1865 a Londra e morto nel 1930 a Roma. Spagnolo di nascita, inglese di educazione, Rafael Merry del Val y Zulueta entrò nel 1885 nella Pontificia Accademia dei Nobili Ecclesiastici, per volere di Leone XIII, che voleva farne un diplomatico. Fu collaboratore efficace e discreto di Papa Pecci, che si valse di lui per delicate missioni e lo nominò nel 1902 arcivescovo titolare di Nicea. Espressione di questa collaborazione fu la questione delle ordinazioni anglicane, che Leone XIII, con la Lettera Apostolicae curae et caritatis del 13 settembre 1896, dichiarò “del tutto invalide e assolutamente nulle”.

Poi alla morte di Leone XIII, il 20 luglio 1903, la grande svolta della sua vita. Mons. Merry del Val fu nominato segretario del conclave che elesse inaspettatamente il cardinale Giuseppe Sarto, con il nome di Pio X, e con sorpresa della Corte Vaticana, fu scelto dal nuovo Papa come segretario di Stato. A soli 38 anni venne creato cardinale e per undici anni fu collaboratore strettissimo di Pio X, con il quale visse in totale sintonia, affrontando con lui tutte le grandi battaglie del suo pontificato, a cominciare da quella contro il modernismo. Il prof. de Mattei tratta in particolare il ruolo di Merry del Val nella condanna di Alfred Loisy e George Tyrrell, soffermandosi anche sui rapporti tra Merry del Val e mons. Umberto Benigni, il creatore del Sodalitium Pianum, che di Merry del Val fu collaboratore in segreteria di Stato. “Ciò che aveva in comune con Giuseppe Sarto – scrive de Mattei – era una vita spirituale profondamente vissuta, un vasto orizzonte apostolico, uno spirito soprannaturale che si traduceva in una disposizione d’animo opposta a quella modernista” (p. 119).

Il servizio del cardinale Merry del Val alla Chiesa non si chiuse con la morte di san Pio X. Il successore di Papa Sarto, Benedetto XV (1914-1922), lo nominò segretario del Sant’Uffizio, la prima congregazione della Chiesa, presieduta dallo stesso Pontefice.

L’autore di questa bella biografia ci fa conoscere la posizione di Merry del Val, segretario del Sant’Uffizio, sul caso di Padre Pio, che esplose negli anni Venti; sulle “Conversazioni di Malines”, che anticiparono l’ecumenismo della Chiesa conciliare; sulla genesi dell’enciclica Mortalium animos, che condannò quel movimento; su alcuni scandali che funestavano il Vaticano e sulla condanna dell’Action française (1926), uno dei momenti più controversi del pontificato di Pio XI (1922-1939). Su questo tema, il card. Merry del Val ebbe un duro scontro con Pio XI, senza però che ciò gli costasse il cappello cardinalizio, come accadde al card. Louis Billot.

Nei due conclavi del 1914 e del 1922, Merry del Val aveva sfiorato l’elezione a Pontefice. Il prof. de Mattei ricostruisce accuratamente questi momenti della storia della Chiesa, in cui si scontrarono due partiti: quello dei “religiosi”, che raccoglievano l’eredità di Pio X, e quello dei “liberali” che volevano la discontinuità con quel pontificato. Il cardinale Merry del Val e il cardinale Pietro Gasparri erano i rispettivi capi degli schieramenti che si affrontarono con forza, soprattutto nel conclave del 1922, definito dallo stesso Gasparri come “uno dei più contrastati della storia”.

L’ultimo capitolo del libro, che ha come titolo “Il mistero di una morte, il segreto di una vita”, solleva inquietanti interrogativi sulla repentina scomparsa del cardinale e ci aiuta a meglio comprendere la sua dottrina spirituale che può essere ricondotta alla virtù dell’umiltà, “una santità così interiore – scriveva il conte Giuseppe Della Torre – che ha uno scrupoloso pudore di se stessa, quasi che palesandosi, perdesse del suo profumo dinanzi a Dio, o avesse l’innocente persuasione di non avere in sé nulla di straordinario e di esemplare al prossimo o comunque nutrisse il timore della lode degli uomini perché pericolosa se meritata o perché adulatrice” (p. 418).

Pio XII, che aveva iniziato la sua carriera ecclesiastica in segreteria di Stato sotto il cardinale Merry del Val ed era rimasto a lui legato da grande stima e personale devozione, voleva elevarlo, assieme a san Pio X, all’onore degli altari. Il 26 febbraio 1953, fu aperta ufficialmente la Causa di beatificazione, promossa dal Pontificio Collegio Spagnolo di Roma. Presidente del Tribunale fu nominato mons. Pietro Canisio van Lierde, vicario generale del Santo Padre per la Città del Vaticano. Dopo tre anni il processo fu chiuso e nel 1957 furono approvati dalla congregazione dei Riti gli scritti del Servo di Dio Rafael Merry del Val.

Ci auguriamo che il libro di Roberto de Mattei, che offre un importante contributo storico alla conoscenza di questo straordinario uomo di Chiesa, possa anche servire ad accelerare la sua causa di beatificazione, da troppi anni dormiente.

 

Fonte: Veronica Rasponi in Corrispondenza Romana

 

 

Rafael Merry del Val: una biografia illuminante

Nonostante il cardinale Rafael Merry del Val sia stato un grande protagonista della storia pontificia fra il XIX e XX secolo, sulla sua figura non esiste una bibliografia del tutto soddisfacente, se si eccettuano alcuni libri di taglio apologetico-divulgativo come, per esempio, la biografia del 1933, ormai esaurita, di monsignor Pio Cenci, archivista dell’Archivio Segreto Vaticano (con la prefazione del cardinale Eugenio Pacelli). A colmare questo deficit storiografico è ora Roberto de Mattei con la sua eccellente e documentatissima biografia Merry del Val. Un cardinale che servì quattro Papi (1865-1930), pubblicata da Sugarco Edizioni (http://www.sugarcoedizioni.it/merry-del-val-il-cardinale-che-servi-quattro-papiroberto-de-mattei/)  frutto di un’ampia investigazione negli archivi e anche dei ricordi dell’ingegnere Domingo Merry del Val, accorto custode della memoria del prozio.

Leone XIII, Pio X, Benedetto XV e Pio XI si valsero delle grandi doti di Merry del Val, divenne segretario di Stato di san Pio X e cardinale a soli 38 anni, morì nel 1930 e fu proclamato servo di Dio il 26 febbraio 1953. Perché, dunque, con un profilo di così alto rispetto, gli studiosi non gli hanno riservato lo spazio di ricerca che gli sarebbe stato dovuto? Le ragioni sono principalmente due: la forte umiltà che contrassegnava il prelato, che visse sempre in discreto riserbo, pur agendo in maniera attiva e alacre e, in secondo luogo, la sua linea dottrinale ed ecclesiale di stampo militante e tradizionale, di scarso interesse per la pubblicistica del Novecento, dedicata ad avallare quelle tesi rivoluzionarie penetrate nella Chiesa, che Pio X sintetizzò con il termine di «modernismo». Per questo l’autore della biografia scrive: «La ragione principale dello stato di ristagno in cui oggi si trova la causa di beatificazione del cardinale Merry del Val non sta tuttavia nelle mancate risposte a dubbi concernenti l’esercizio eroico delle sue virtù, ma piuttosto nel contesto dottrinale e politico della sua azione pubblica. Se Pio XII, dopo aver canonizzato Pio X, aveva voluto avviare la causa di beatificazione del cardinale Merry del Val, la figura del cardinale anglo-spagnolo apparve scomoda, anche a causa del ruolo avuto accanto a Pio X, soprattutto nella battaglia anti-modernista» (p.11).

Nato il 10 ottobre 1865 a Londra, dove si trovava in quel tempo il padre in quanto segretario dell’Ambasciata spagnola, Rafael Merry del Val y Zulueta aveva caratteristiche decisamente interessanti per svolgere attività internazionali: basti pensare che egli era erede di illustri famiglie di Spagna, Irlanda, Inghilterra, Scozia, Olanda. Poliglotta, studiò a Roma e, per volontà di Leone XIII, fece ingresso nella Pontificia Accademia dei nobili ecclesiastici, di cui divenne presidente e prese ad occuparsi di delicate missioni al servizio della Santa Sede.

Acquisì dimestichezza nel mondo delle cancellerie, conobbe da vicino le personalità delle corti europee e fu facile per lui apprendere il linguaggio diplomatico. Le sue abilità e il suo brillante intelletto, nonché la sua granitica fede, con lo sguardo rivolto in alto, indussero Papa Sarto, subito dopo la sua elezione al soglio petrino, a nominarlo segretario di Stato e annunciargli la porpora cardinalizia nello stesso giorno: era il 18 ottobre 1903. Lo stesso Papa rivelerà il perché di quella decisione: «Ho voluto scegliere chi degnamente succeda al card. Rampolla, specialmente per la sua pietà e il suo spirito sacerdotale» (p. 118).

Sulle due pagine del “Corriere della Sera” 12 marzo u.s., dal titolo I modernisti nel mirino, dedicate al prezioso e illuminante libro di Roberto de Mattei, Paolo Mieli ha scritto che papa Leone XIII «era stato il primo ad apprezzare doti e personalità. Ma si trattava di un apprezzamento ricambiato fino ad un certo punto: Merry del Val non ne condivise la politica di riavvicinamento e riconciliazione con la Terza Repubblica francese che lo stesso Leone XIII aveva annunciato in un’inaspettata intervista al “Petit Journal” il 17 febbraio del 1892. Merry del Val, però, secondo de Mattei all’epoca era “troppo giovane e rispettoso dell’autorità pontificia per assumere una posizione di dissenso su questo punto delicato”».  

L’autore, inoltre, pone in evidenza i sentimenti monarchici per eredità familiare e per scelta dottrinale del cardinale; ecco, dunque, spiegate le sue riserve verso il ralliement di Leone XIII e il suo contrasto con Pio XI sul caso dell’Action française, il movimento politico monarchico, fondato nel 1899, che aveva il suo maggior ideologo ed esponente in Charles Maurras (1868-1952).

La stretta intesa che unì san Pio X al suo segretario di Stato, dando vita a fruttuosi risultati nell’eccezionale opera di ordine e di riforma della Chiesa, era basata sull’identità cattolica e sulla centralità di Cristo crocifisso e redentore nella Liturgia come nel Catechismo. La forza che stava alla base della loro stima e amicizia d’anima reciproche era nello sguardo soprannaturale che sempre nutrirono per tutta la loro esistenza, con una proiezione volta verso l’alto divino, la Verità immutabile, la coscienza della finitudine terrena e del destino eterno (i novissimi), aspetti assolutamente opposti alla visione piatta, orizzontale, politica, sociologica e mondana dei cultori modernisti. «Per undici anni, dal 1903 al 1914, essi formarono realmente un cuore solo e un’anima sola. Merry del Val non fu l’esecutore passivo e sottomesso della volontà di Pio X, né l’ispiratore della sua intransigenza. Tra il Papa e il segretario di Stato vi fu una sintonia non comune […]» (p. 119).

Nel registro del sodalizio del terz’Ordine dei Servi di Maria, in data 2 luglio 1900, è segnata la vestizione di monsignor Raffaele Merry del Val, arcivescovo titolare di Nicea; mentre l’8 gennaio 1904 fu registrata la sua professione. Nel 1888 erano stati canonizzati i Sette Santi Fondatori dei Servi di Maria e da allora in poi Merry del Val recitava ogni giorno, oltre il rosario comune, anche la Corona dei Dolori della Madonna, servendosi di una lunga corona a grossi grani, la stessa che gli sarà avvolta nelle mani alla sua morte. Da non dimenticare poi che la Passione di Cristo e i dolori di Maria Vergine, la Desolata, come amava chiamarla, erano il tema prediletto per le sue omelie e le sue riflessioni.

Importante fu il suo ruolo nella condanna dei modernisti Alfred Loisy e George Tyrrell, e considerevoli furono i rapporti che stabilì con monsignor Umberto Benigni, collaboratore della Segreteria di Stato, nonché responsabile del Sodalitium Pianum, la rete di informazione della Santa Sede per contrastare il modernismo.

San Pio X per «Instaurare omnia in Christo» e combattere l’antropocentrismo rivoluzionario dei modernisti, dovette restaurare tutti gli ambiti della Chiesa e lo fece con un’organizzazione straordinaria che veniva messa in moto grazie a due entità: la Segreteria particolare del Papa, chiamata “Segretariola” (pochi, fedeli ed eccellenti uomini di Chiesa, che la difendevano dai suoi nemici), e la Segreteria di Stato (che il Pontefice, trovandosi nella Terza Loggia del Vaticano, usava chiamare “Segreteria da basso”). Esse operavano in modo perfettamente parallelo, perché all’unisono erano il veneto papa Sarto e il cardinale anglo-spagnolo. Raffael Merry del Val è stata una personalità di primo piano, ma più amata che conosciuta, la biografia di Roberto de Mattei è l’occasione per meglio comprendere chi è stato colui che ogni giorno recitava le celebri Litanie dell’umiltà.

 

Fonte: Cristina Saccardi in Corrispondenza Romana

 


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