Pio X: saggezza di Pastore

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Antonio Mantiero, Vescovo di TrevisoVi è un filo conduttore che unisce tutte le fasi della vita del grande Figlio di Riese, dalla prima cura di Tombolo fino al supremo Pontificato: la saggezza.

Chi cercasse sul Suo cammino le tracce di opere esterne grandiose, appariscenti, risonanti di fama e di celebrità, forse resterebbe deluso.

Almeno fino all’Episcopato, Egli è passato quasi in punta di piedi, ma ha diffuso un profumo di bontà umana e soprannaturale e ha lasciato una impronta di equilibrio e di discrezione, di prudenza e di forza, che sono il frutto spontaneo della vera saggezza.

Saggezza cristiana: ispirata, cioè, ai motivi eterni della Fede, polarizzata ad una sola preoccupazione: fare il bene, salvare le anime,glorificare il signore.

Saggezza di pastore: la dote più necessaria a chi deve governare le anime dei fratelli.

Saggezza che non è compromesso; il Nostro Beato non lo conobbe mai, ne con gli errori e i disordini che poté trovare nel limitato raggio della sua azione di Cappellano, di Parroco e di Canonico, ne con la grande “sintesi di tutte le eresie”, che fu il modernismo.

Saggezza che non è debolezza, ne asprezza; non è calcolo, ne precipitazione; non è freddezza, ne impetuosità; ma è armonia, è serenità, è intransigenza adamantina nei principi, accondiscendenza paziente e longanime con gli erranti.

Forse ciò che non risulterà esplicitamente da una documentazione critica, perché i Santi erano gelosi del Loro intimo, ma è ben lecito e fondato supporlo; io penso che la Sua preghiera più fervente nelle successive tappe che Lo portarono alla Somma Cattedra sia stata la invocazione: «Da mihi, Domine, sedium tuarum assistricem Sapientiam» [Dammi, Signore, quella sapienza che assiste al tuo trono] (Sap. 9-4 ).

 

Treviso, 24.4.1951.

Antonio Mantiero, Vescovo di Treviso