Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa Cattolica? (5a parte)

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Il modernismo è ancora attivo nella Chiesa Cattolica?

35. Il metodo neo-Patristico

Il metodo storico-critico è individuato nell’enciclica Pascendi come la prima espressione e risultato del Modernismo (Pascendi 30-33, vedi par. 11 di cui sopra). Nel paragrafo precedente ho indicato che questo non è necessariamente ancora vero. Ma i critici storici Cattolici, mentre cercano di evitare il Modernismo, tendono inoltre, in linea con il loro metodo, ad essere altamente critici riguardo al testo delle Scritture e sono di solito piuttosto acritici sulla logica del loro metodo. Al contrario, il metodo neo-Patristico di interpretazione delle Scritture pone grande enfasi sulla logica del metodo esegetico ed è in aumento nella Chiesa per diventare, si spera, il metodo dominante dell’esegesi biblica nel ventunesimo secolo. L’esegesi neo-Patristica non ignora i risultati della critica storica. Esamina con attenzione i risultati degli studi storico-critici. Tutto questo assimilando elementi che sono in accordo con ciò che essa considera essere un sensato metodo esegetico e rigettando gli elementi che non sono all’altezza di questo standard. Si comincia da una buona conoscenza del metodo e contenuti dell’esegesi Cattolica tradizionale delle Sacre Scritture. Questo include il quadro della filosofia e teologia Scolastica e dei Quattro sensi della Sacra Scrittura usati dai Padri della Chiesa e standardizzati da san Tommaso d’Aquino. Con questo quadro al proprio posto, gli studiosi neo-Patristici leggono attentamente i commentari significativi della critica storica, di fronte ai cambiamenti dell’esegesi tradizionale che questi scritti pongono e cercando soluzione in linea con la tradizione Cattolica. Il risultato è una solidificazione della tradizione Cattolica e il suo aumento attraverso nuove conoscenze ed approfondimenti provocati dall’incontro con queste sfide. E’ un lavoro che avrebbe dovuto essere fatto dai critici storici Cattolici durante tutto il secolo scorso, ma è stato in larga parte lasciato incompiuto, a causa del crescente fascino per il metodo della critica storica.

36. Il metodo storico.

Marie-Joseph Lagrange, fondatore dell’École Biblique di Gerusalemme, pubblicò nel 1903 un libro in cui tentava di dimostrare “come il metodo storico-critico potesse essere usato nell’interpretazione biblica senza alcun danno per la fede Cristiana e la vita Cattolica.” (4) Padre Lagrange chiamò il suo libro Il metodo storico, soprattutto in riferimento all’Antico Testamento (5), ma nel suo libro non analizzava davvero il concetto di metodo storico. Ciò che fece invece fu semplicemente riprodurre il pensiero di Hermann Gunkel (che aveva pubblicato la sua famosa opera sulla Genesi nel 1901) e di altri critici storici Protestanti Liberali, omettendo presupposti e conclusioni che erano contrarie alla fede cattolica e chiamò tutto questo “metodo storico”. Da allora in poi questo metodo cominciò a prendere piede tra i biblisti Cattolici. Lagrange avrebbe fatto meglio se, prima di iniziare a riprodurre gli scritti dei critici storici Protestanti Liberali, si fosse prima preso il tempo di sviluppare una teoria Cattolica della storia da usare come un quadro di analisi. Tommaso d’Aquino e altri grandi teologi Cattolici non avevano mai sviluppato esplicitamente una teoria del genere, anche se avevano fatto uso di un buon metodo nei loro scritti storici. Una teoria Cattolica della storia avrebbe fornito chiare ed esatte definizione di termini come “storia”, “storico”, “metodo storico”, “scientifico”, “forma letteraria” e “realtà”. In assenza di definizione precise, i critici storici Cattolici hanno abusato di questi termini per più di un secolo.

37. Leggende nella Genesi.

J.A. Howett, autore dell’articolo “Abramo” nella The Catholic Encyclopedia (vol. 1, 1907), scritto poco dopo che Gunkel e Lagrange avevano pubblicato i loro commentari, mette a confronto i risultati dell’archeologia con i risultati della critica storica. Egli dice che “non c’è dubbio che l’archeologia stia mettendo fine all’idea che le leggende patriarcali siano un semplice mito”, perché “è stato scoperto per i tempi patriarcali uno stato di cose che è abbastanza coerente con tanto di quello che è legato alla Genesi, e alle volte sembra persino confermare i fatti della Bibbia.” In contrasto con l’archeologia egli nota, senza accettare questo per se stesso, che l’idea di leggenda nel racconto biblico di Abramo è importante perché “è molto discussa dai critici moderni ed essi credono tutti in ciò.” Per illustrare ciò, Howett cita dall’Introduzione al famoso Commentario di Hermann Gunkel (6), e come tale “Non si può negare che ci sono leggende nell’Antico Testamento.” Hermann Gunkel è il fondatore della critica della forme, la principale espressione della critica storica nel corso del XX secolo. Nel mio studio su questa Introduzione ho trovato che il lavoro di Hermann Gunkel è pieno di Razionalismo e di tendenzioso metodo storico (7). E’ interessante notare che, secondo Howett, tutti gli storici critici, inclusi quindi pure i critici storici Cattolici, credevano, almeno in qualche misura, nel carattere leggendario del racconto biblico di Abramo e degli altri patriarchi della Genesi. Essi non sembrano essere stati sufficientemente critici verso il metodo di Gunkel o aver posseduto un adeguato metodo storico proprio per vagliare completamente gli errori nell’esposizione di Gunkel.

38. L’esegesi Modernista di Hermann Gunkel.

Il Modernismo era funzionale nella critica delle forme di Hermann Gunkel. In contrasto con il punto di vista dipinto nel Libro della Genesi e che si trova alla base della visione tradizionale della fede Cattolica e della tradizione esegetica Cattolica, il critico delle forme Hermann Gunkel dichiara: “Seguendo la nostra storica e moderna visione del mondo, veramente non una costruzione fantasiosa ma basata sull’osservazione dei fatti, consideriamo le altre visioni interamente impossibili.” Come uomo moderno, egli sente che gli eventi straordinaria raccontati nella Genesi “contraddicono la nostra avanzata conoscenza” al punto che sarebbe fare una “ingiustizia” al testo della Genesi se dovessimo “incorporarlo in una sobria realtà.” (8) E’ chiaro da queste parole che il giudizio di Gunkel si basa sul presupposto Razionalista che i miracoli e gli interventi divini non possono essere accaduti. Questa premesse Razionalista si conferma quando dice: “Crediamo che Dio agisca nel mondo come la base quieta e nascosta di tutte le cose. […] Ma Egli non ci appare mai come un agente attivo accanto agli altri, ma sempre come la causa ultima di tutto.” (9) Gunkel sostiene che le “leggende” patriarcali della Genesi sono poetiche, cioè rifacimenti fittizi di vaghe memorie storiche, in cui più tardi vennero intrecciati elementi e figure popolari (10). Egli ritiene che Abramo, Isacco e Giacobbe probabilmente non fossero mai esistiti, ma anche se lo avessero fatto, ciò che erano non può essere stato ricordato, perché in un periodo di così tanti secoli i caratteri personali di queste persone non avrebbero potuto essere preservati (11). Per concludere ciò egli doveva presumere che nessuno scritto fosse disponibili a quegli scaltri commercianti e ai loro successori, che un resoconto orale non potesse essere preservato intatto da narratori di buona memoria e che non ci potesse essere stata ispirazione divina o aiuto della divina provvidenza. Ma non aveva alcuna prova esterna per confermare queste ipotesi.

39. La risposta di Papa Leone XIII agli esegeti Modernisti.

Nel 1893 Papa Leone XIII aveva sottolineato i difetti di questo metodo di interpretazione biblica quando aveva detto che i Razionalisti (e quindi anche i Modernisti) “negano del tutto sia la divina rivelazione, come l’ispirazione e la sacra Scrittura, e vanno dicendo che altro non sono se non artifici e invenzioni degli uomini, che non contengono vere narrazioni di cose realmente accadute, ma inutili favole o storie menzognere; così non abbiamo in esse vaticini od oracoli, ma soltanto predizioni fatte dopo gli eventi o presagi di intuito naturale; non presentano veri e propri miracoli e manifestazioni della potenza divina, ma si tratta o di fatti meravigliosi, mai però superiori alle forze della natura, o di magie e miti. I vangeli poi e gli scritti apostolici sono certamente, dicono. da attribuirsi ad altri autori.” (12) Allo stesso tempo Papa Leone chiamò i biblisti Cattolici a sollevarsi in difesa della verità delle Sacre Scritture e a lasciare che i loro cuori s’impregnassero di zelo per opporsi a questa “pseudoscienza” Razionalista con “l’antica e la vera scienza, quella che la Chiesa ricevette da Cristo per mezzo degli apostoli, e sorgano in questa immane lotta idonei difensori della sacra Scrittura.” (13) Avendo notato che il metodo della critica storica (allora conosciuta come “critica superiore”) “pretende di giudicare origine, integrità e autorità di ogni Libro solo in base a sole ragioni interne” egli continuò dicendo che nelle questioni storiche “valgono sopra tutte le testimonianze storiche”, mentre in questa materia “le ragioni interne, il più delle volte, non sono poi di così grande importanza, se non per una certa conferma delle altre.” (14)

40. La risposta degli studiosi biblici Cattolici all’esegesi Modernista.

Questo fu un ottimo consiglio di Papap Leone XIII per correggere il metodo storico e fu ripreso da molti studiosi Cattolici che lavoravano lungo le linee dell’esegesi Cattolica tradizionale, mentre i critici storici Cattolici lottavano per mantenere e sviluppare la loro base critica e i critici storici vinsero la battaglia per l’ascolto della Gerarchia, non perché i primi non avessero fatto un eccellente lavoro in sé, ma piuttosto perché lanciarono le loro polemiche in accuse di eterodossia contro i critici storici Cattolici e fallirono nel riuscire a svolgere il lavoro, più importante, di analizzare e confutare in dettaglio e sul loro stesso terreno il ragionamento “tecnico” e le conclusioni della critica storica. I critici storici Cattolici non considerano se stessi quali discepoli di Hermann Gukel e di solito non riproducono i suoi presupposti Modernisti, ma il fatto è che, nel corso di più di un secolo da quando fu pubblicato il suo commentario Modernista sulla Genesi, non hanno prodotto una sola analisi dettagliata del suo libro, separando il Razionalismo dal suo metodo esegetico ed esprimendo una posizione Cattolica che mostrasse il metodo come valevole in se stesso. Gli studiosi storico-critici della Pontificia Commissione Biblica, nel loro documento del 1993, ricordano che, prima della comparsa della critica delle forme di Gunkel “l’esegesi storico-critica poteva apparire distruttrice” E continuano dicendo che “tanto più che alcuni esegeti, sotto l’influenza della storia comparata delle religioni, così come si praticava allora, o partendo da concezioni filosofiche, pronunciavano giudizi negativi nei confronti della Bibbia. Hermann Gunkel fece uscire il metodo dal ghetto della critica letteraria intesa in questo modo.” (15) Ma Gunkel non aveva in alcun modo trasportato il metodo storico-critico fuori dal ghetto del Razionalismo.

41. La critica delle forme di Rudolf Bultmann.

La Pontificia Commissione Biblica sottolinea che Rudolf Bultmann e Martin Dibelius introdussero la critica delle forme del Nuovo Testamento e, in particolare, dei Vangeli sinottici, uno dei cui risultati è stato quello di dimostrare più chiaramente “che la tradizione neotestamentaria ha avuto la sua origine e ha preso la sua forma nella comunità cristiana, o Chiesa primitiva, passando dalla predicazione di Gesù stesso alla predicazione che proclama che Gesù è il Cristo” E la Commissione esprime rammarico per il fatto che “Bultmann mescolò agli studi di Formgeschichte un’ermeneutica biblica ispirata alla filosofia esistenzialista di Martin Heidegger” in modo che “la conseguenza fu che la Formgeschichte [critica delle forme] ha suscitato spesso serie riserve.” (16) Ora, il fatto storico è che gli scritti di Bultmann dal 1941 circa in poi sono stati immersi nella filosofia esistenzialista di Martin Heidegger, ma la sua famosa Storia della tradizione sinottica, pubblicata nel 1922, in cui egli usò il metodo della critica delle forme per esporre un feroce attacco alla storicità dei Vangeli Sinottici, non conteneva nulla della filosofia di Heidegger. Piuttosto, la sua critica delle forme era piena di deduzioni prese dalla filosofia del Razionalismo e tutte le sue conclusioni si basano sul presupposto che miracoli, profezie e qualsiasi altro intervento di Dio nella storia umana sono assolutamente impossibili (17). Per lungo tempo i critici storici Cattolici non dissero praticamente nulla su questo libro devastante, poi, dopo la pubblicazione della Divino afflante Spiritu nel 1943, furono fatti sempre più riferimenti, per lo più di natura positiva, da parte di critici storici Cattolici alle conclusioni di Bultmann nel suo commentario, ma essi non furono mai in grado di esprimere una precisa e dettagliata confutazioni dei molti errori e dichiarazioni non fattuali contenute nei suoi ragionamenti, col risultato che, in assenza di alternative, l’ombra del Razionalismo ha continuato a pendere su gran parte del loro lavoro (18). Come l’allora cardinal Joseph Ratzinger disse nel 1988 riguardo ai lavori di critica della forma di Bultmann e Dibelius: “Ma è altrettanto vero che i loro approcci metodologici fondamentali continuano ancor oggi a determinare i metodi e le procedure della moderna esegesi” e i loro elementi essenziali “hanno ampiamente raggiunto un’autorità simile a quella di un dogma.” Il cardinal Ratzinger si chiese “Perché, anche oggi in gran parte, il loro sistema di pensiero è preso senza porsi domandi e viene così applicato?” (19)

42. Conclusione.

Il Modernismo entrò nella Chiesa Cattolica a fine Ottocento a partire dall’influenza della scuola biblica Liberale Protestante e continua a prosperare al di fuori della Chiesa. Il Modernismo rimane una minaccia e una grande tentazione per i cattolici nella misura in cui sono esposti alle sue idee attraenti ma false e non sono preparati a contrastarle, sia perché la loro fede è debole o perché non sono stati dati loro gli argomenti per confutarla. I Cattolici che credono nell’evoluzione biologica possono facilmente iniziare a credere in una continua evoluzione della Chiesa e dei suoi dogmi, a meno che non siano stati addestrati a resistere a questa tentazione. Avere un’educazione basata sulla filosofia e teologia Scolastica è il miglior mezzo di comprendere e opporsi agli errori del Modernismo. Quest’educazione dovrebbe includere una formazione nel tradizionale approccio Cattolico all’interpretazione delle Sacre Scritture, basato sulla dottrina dei Padri della Chiesa e dei grandi commentatori biblici Cattolici del passato. Il metodo storico-critico, sviluppato in una lunga tradizione da studiosi Razionalisti e Modernisti non Cattolici come Hermann Gunkel e Rudolf Bultmann, ha offerto una grande sfida agli esegeti e teologi Cattolici nel secolo scorso. Quegli studiosi cattolici che hanno imparato a preservare se stessi dal pensiero Razionalista e Modernista non sono caduti in errore, ma alcune delle conclusione della moderna scola biblica Cattolica rimangono ambigue al punto che gli studiosi storico-critici non hanno sviluppato un’esplicita critica del Razionalismo dal quale il sistema nacque. Ciò che attende di essere fatto è il perfezionamento di un approccio Cattolico storico aggiornato all’interpretazione delle Scritture, capace di sintetizzare all’interno della tradizione esegetica Cattolica gli elementi validi dell’approccio storico-critico, coll’esplicito rigetto del Razionalismo che ne è alla base. Siccome gli studiosi neo-Patristici si sforzano di corrispondere a questa sfida, l’ingresso di molti altri studiosi biblisti Cattolici sarebbe un aiuto prezioso.

 

 

 

Note

  1. J.A. Fitzmyer, The Biblical Commission’s Document “The Interpretation of the Bible in the Church,” Pontificio Istituto Biblico, Roma, 1995, p. 154.
  2. M-J Lagrange, La méthode historique surtout à propos de l’Ancien Testament (Parigi, 1903). Questo lavoro apparve in inglese due anni più tardi sotto il titolo Historical Criticism and the Old Testament (Londra, Catholic Truth Society, 1905). In questa celebre opera, padre Lagrange seguì il metodo di Hermann Gunkel in maniera acritica in quanto egli non intraprese lo sforzo preliminare di determinare, da un un punto di vista analitico, cosa fosse la storia e, di conseguenza, cosa fosse esattamente il metodo storico. A questo proposito è interessante notare che, nel titolo della traduzione inglese del lavoro di padre Lagrange, il traduttore abbandonò l’espressione “metodo storico”.
  3. Hermann Gunkel, Genesis (Gottinga, Vandenhoeck & Ruprecht, prima edizione, 1901). I riferimenti in questo articolo sono alla traduzione inglese della terza edizione tedesca, 1910. Hermann Gunkel, Genesis (Macon Georgia, Mercer University Press, 1997).
  4. Cfr. J.F. McCarthy, “Rationalism in the Historical-Criticism of Hermann Gunkel,” Living Tradition n. 108.
  5. Gunkel, Genesis, p. x.
  6. Gunkel, Genesis, p. x.
  7. Gunkel, Genesis, p. xvi.
  8. Gunkel, Genesis, p. lxix.
  9. Papa Leone XIII, Providentissimus Deus, no. 10, in Claudia Carlen ed., op. cit., vol. 2, pp. 329-330 (Enchiridion Biblicum n. 100).
  10. Papa Leone XIII, Providentissimus Deus., in Carlen, op. cit., pp. 326, 330 (EB nn. 83, 101-102).
  11. Papa Leone XIII, Providentissimus Deus, n. 17, in Carlen, op. cit., p. 334 (EB n. 119).
  12. Pontificia Commissione Biblica, The Interpretation …, pp. 35-36.
  13. Pontificia Commissione Biblica, The Interpretation …, p. 36.
  14. Vedi R. Bultmann, The History of the Synoptic Tradition, tradotto daJohn Marsh (Basil Blackwell, Oxford, 1963), in tutte le parti. Per un’esposizione più lunga su Bultmann, vedi J.F. McCarthy, in Living Tradition 75.
  15. Un inizio della necessaria autocritica del metodo storico-critico, giunta con quasi sessant’anni di ritardo, può essere vista nella dissertazione dottorale di Reiner Blank all’Università di Basilea, dal titolo Analysis and Criticism of the Form-Critical Works of Martin Dibelius and Rudolf Bultmann, in Bo Reicke, ed., Theologische Dissertationen, vol. 16 (Basel, 1981), (raccomandata dal cardinal Joseph Ratzinger in Biblical Interpretation in Crisis).
  16. J. Card. Ratzinger, Biblical Interpretation in Crisis (conferenza tenuta il 27 gennaio 1988alla chiesa di san Pietro, New York, NY).

 

[fine quinta e ultima parte] [la prima parte è qui, la seconda parte è qui, la terza parte è qui, la quarta parte è qui]

 

 


Fonte: John F. McCarthy [articolo originale: Is Modernism Still Active in the Catholic Church? Living Tradition n. 110/111, 2004, http://www.rtforum.org/lt/lt110.html]

Tradotto e pubblicato su Continuitas - parte 7 e parte 8