Card. Parolin: l'insegnamento di Pio X è urgente per la Chiesa di oggi

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Card. Parolin: l'insegnamento di Pio X è urgente per la Chiesa di oggi

L'insegnamento di san Pio X è urgente per la Chiesa di oggi: una Chiesa che ha bisogno di pastori santi, dediti al loro gregge e mai separati dalla gente. Una Chiesa capace di rinunciare a potere e privilegi, per essere fedele a Gesù affidandosi solo a Lui. È quanto ha detto questa sera il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin, nell'omelia della messa che ha celebrato al santuario mariano delle Cendrole di Riese Pio X, in occasione del centenario della morte del grande Pontefice veneto e del sessantesimo della sua canonizzazione. Con Parolin erano presenti il nunzio Tomasi, l'arcivescovo di Udine e il vescovo di Treviso.

«San Pio X, sacerdote, vescovo e Papa, che ebbe un solo e grande progetto nella sua vita e nel suo ministero: “Fare di Cristo il cuore del mondo”» ha detto il cardinale, ricordando che il Papa veneto fu «pastore secondo il cuore di Dio, umile anche se energico, fedele, distaccato da sé, animato da viscere di misericordia, proteso alle necessità umane e spirituali del gregge di Dio».

Parolin ha osservato come il mondo in cui visse Pio X si stava evolvendo e nel quale «si intravvedeva l’avvio di quel fenomeno della secolarizzazione delle società, che gradualmente avrebbe permeato il nuovo secolo e lo avrebbe di passo in passo condotto a una sempre più marcata distanza dei comportamenti dai riferimenti religiosi, dalla fede della Chiesa, da Dio stesso».

L’esperienza del XX secolo confermerà poi chiaramente, ha detto il Segretario di Stato, «che, sradicato Dio dalla scena del mondo, perdono rilevanza la dignità umana, il rispetto della vita, la giustizia sociale, l’equa partecipazione ai beni della terra, il coraggio della pace, la stessa democrazia e laicità dello Stato».

Papa Sarto fu «audace e generoso in difesa del gregge a lui affidato, richiamando la Chiesa del suo tempo a ricentrarsi su Cristo, a ritrovare solo in Lui le sue più profonde energie di vita. A nessun altro scopo egli volle dedicato il suo ministero petrino, accettato con palese sofferenza e disistima di sé e solo confidando nella grazia di Dio, se non a rendere presente Cristo nel mondo».

Proprio per questo, ha aggiunto il cardinale, «egli non volle indossare i panni del regnante depauperato; non coltivò nostalgie temporalistiche; accettò di perdere, come nel caso della Francia, appoggi umani, privilegi, ricchezze, garanzie terrene. Dimesse anche le vesti dell’ecclesiastico ottocentesco, spesso erudito o sistemato nella Chiesa ma distaccato dal suo gregge, egli si gloriò della consunta talare del parroco, che cerca i suoi fedeli, che si intrattiene con loro a condividere angosce e pesi quotidiani della vita, che alimenta la sua gente con il catechismo e il Pane di vita offerto fin alla più tenera età; che sostiene, ammonisce e indirizza; che sa promuovere iniziative sociali, educative e perfino sportive, pur di accrescere le convinzioni interiori della sua gente e la gioia di appartenere alla Chiesa».

Una volta eletto Papa, «costituì con la sua persona un autentico spartiacque nella visione del sacerdozio e nell’esercizio pastorale del ministero sacro e invitò la Chiesa non certo all’autoreferenzialità, all’isolamento e alla chiusura in sé stessa» ma «a qualificare tutta la propria azione sul primato di Cristo e della sua parola». Un messaggio, ha sottolineato Parolin, che «è di estrema urgenza anche per la Chiesa di oggi, come ci richiama costantemente Papa Francesco». La scelta di Pio X di porre «Cristo a fondamento di ogni azione della Chiesa, fu e rimane estremamente moderna».

Anche nel considerare come una priorità del suo pontificato la richiesta ai pastori della Chiesa della «santità della vita», come «condizione indispensabile per la credibilità del ministero sacro». E proprio dall'esempio di Papa Sarto, ha concluso Parolin, si comprende come «il primato spirituale nella vita del prete, non lo distacca dal mondo» ma anzi «lo radica in maniera ancor più significativa nella storia e nella comunità».

Pio X fu infatti un «vigoroso esempio di carità apostolica! Non è agiografia devozionale la sua premura per gli ammalati, per i colpiti dal colera quand’era parroco di Salzano, la sua assistenza agli agonizzanti, la delicate incombenze prestate al suo vescovo infermo, monsignor Zinelli, il suo privarsi del cibo nella pentola, le continue elemosine ai poveri che bussavano alla sua casa, ecc. Ne sono testimonianza le centinaia e centinaia di lettere che bambini, operai, donne di casa, suore, parroci, missionari, seminaristi, emigranti gli inviarono lungo il suo pontificato e da tutto il mondo. Una carità che nasceva da un cuore sensibile e tenero per i bisognosi, lui nato e cresciuto in una famiglia e in una parrocchia povera».

 

 

 


Fonte: Andrea Tornielli su La Stampa del 24 agosto 2014

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